venerdì 24 gennaio 2025
«Serve un'integrazione qualificata, intercettando il fabbisogno delle imprese», ha detto sull'Immigrazione il presidente di Inps, Fava, al convegno organizzato con Migrantes
Il Convegno organizzato da Inps e Fondazione Migrantes

Il Convegno organizzato da Inps e Fondazione Migrantes

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«Dietro ogni persona che migra ci sono scelte, storie di vita e sacrifici. Per comprendere il fenomeno migratorio, non sono sufficienti statistiche e numeri», lo ha ricordato ieri il presidente dell’Inps, Gabriele Fava, all’apertura del convegno “@Migrazione da fenomeno sociale a fattore identitario”, un incontro promosso dall’istituto e dalla Fondazione Migrantes per confrontarsi sul tema della mobilità da e verso l’Italia e provare a dare una lettura di come sta cambiando il nostro Paese, analizzando i dati previdenziali.

Partire o restare? I progetti di vita personale influenzano il futuro della collettività, oltre che quello del singolo cittadino. In un contesto in cui da una parte aumentano gli italiani all’estero – più che raddoppiati dal 2006 a oggi arrivando a oltre sei milioni – e quasi uno su due (il 45%) dei 100 mila che partono ogni anno per la sola motivazione espatrio sono giovani tra i 18 e i 34 anni (il 23% invece ha tra 35 e i 49 anni), mentre dall’altra parte il Paese invecchia, si pone con urgenza il tema della sostenibilità del sistema previdenziale. I bambini e gli adolescenti oggi sono solo circa 10 milioni sul totale e un terzo della popolazione è costituito da pensionati. Dalla fotografia scattata durante il convegno, viene fuori che l’unica Italia giovane, dinamica e in crescita è quella fuori dai confini nazionali. Qui la presenza italiana, dal 2006 a oggi, è cresciuta di oltre il 97%. Ma l’aumento più interessante è quello delle donne italiane all’estero: un dato più che raddoppiato (+106%). Persino la mobilità previdenziale, che si era quasi azzerata con il Covid, è tornata a crescere, con un più 12,9% nell’emigrazione degli over 65. Se però giovani e donne si trasferiscono soprattutto alla ricerca di maggiori opportunità – in un orizzonte in cui l’estero ha sostituito l’ascensore sociale che come è noto si è rotto – gli anziani partono verso Paesi con vantaggi economici e fiscali o si ricongiungono ai figli che vivono lì.

L’altra faccia della medaglia di questi flussi sono le pensioni che l’Inps paga all’estero: ben 310 mila nel 2023. Tuttavia, le pensioni destinate a italiani che dopo il ritiro dal lavoro si trasferiscono sono diminuite del 24% rispetto al 2019. Quelle che aumentano sono invece le pensioni che l’Inps versa agli stranieri che dopo aver lavorato in Italia tornano nei Paesi d’origine (+23%), con picchi del più 300% dei pagamenti in Ucraina, del 215% in Moldavia, del 100% in Romania. Rientrano nel Paese natale anche persone che lì rischiano di trovare situazioni sanitarie ed economiche o un tenore di vita di livelli inferiori rispetto all’Italia, come Senegal, Marocco, Ghana, Bangladesh e Filippine. Viene da chiedersi perché. «In un’Italia plurima e plurale – ha sintetizzato monsignor Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes – dobbiamo riflettere su questo problema legato alla mancanza di accoglienza vera e su come far sentire l’altro integrato». Serve dunque, secondo il direttore, una politica non soltanto fatta di paura, «un’accoglienza che restituisca dignità, attenta a chi arriva ma senza perdere di vista gli italiani che partono. Bisogna sensibilizzare sul tema a partire dai numeri, superando i luoghi comuni».

Che si tratti di connazionali o stranieri, il punto della questione (e forse l’auspicio per il futuro) è come trasformare l’Italia da Paese di arrivi e partenze in Paese in cui parallelamente si può sempre di più immaginare di rimanere o tornare. «L’Italia è ancora un Paese attrattivo, ma rendiamolo ancora di più», ha detto ancora il presidente dell’Inps, Fava, a margine del convegno. «Sto portando avanti un’idea di integrazione qualificata e governata degli extracomunitari in Italia – ha aggiunto –. L’incontro di oggi offre dati contestualizzati, che conducono sempre di più ad abbracciare questa integrazione così da intercettare il fabbisogno delle imprese. Sono sicuro che il nostro legislatore stia già lavorando in tal senso».

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