mercoledì 20 gennaio 2021
La commissaria Johansson annuncia sviluppi nell’inchiesta sull’agenzia per il controllo delle frontiere, accusata di aver cooperato a fermare i migranti in Grecia e Libia e di omissioni in Croazia
Migranti sulla rotta balcanica, qui in Bosnia, approfittano di una sorgente solfurea per lavarsi nonostante la neve

Migranti sulla rotta balcanica, qui in Bosnia, approfittano di una sorgente solfurea per lavarsi nonostante la neve - Ansa

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Un profugo morto di freddo a Lesbo, altri 3 dispersi in mare e 24 sopravvissuti a un naufragio con temperature sottozero. Mentre in Bosnia e lungo tutta la rotta balcanica, per dirla con la Federazione internazionale della Croce rossa, «la situazione è ad alta vulnerabilità».

E ora nel mirino non ci sono solo le autorità bosniache e i respingimenti croati. Dalla Commissione Ue comincia a trapelare l’irritazione per le decisioni dei vertici di Frontex. Sul tavolo dei commissari di Bruxelles è stato depositato il primo report dopo l’inchiesta ordinata in seguito alle denunce che indicano le omissioni e la diretta cooperazione nei respingimenti sulla rotta balcanica, quelli nel mare Egeo, e gli ambigui rapporti con la cosiddetta Guardia costiera libica per il tramite di Paesi come Italia e Malta.

La Commissione ne discuterà oggi e nell’attesa di decisioni sul direttore Fabrice Leggeri – accusato anche dal commissario agli Affari Interni di avere mentito all’Europarlamento, negando di essere stato a conoscenza delle violazioni dei diritti umani – potrebbe essere nominato a breve un vicedirettore esecutivo che, di fatto, limiterà lo strapotere del direttore unico.

Intervenendo durante la plenaria dell’Europarlamento, la commissaria agli Afferi Interni, Ylva Johansson è stata chiara: «Quando sono stati segnalati presunti respingimenti al confine croato, la Commissione ha invitato le autorità a indagare, come è loro dovere». Ma la strada non è in discesa. «La Commissione e le autorità croate – ha spiegato Johansson – discutono regolarmente su come migliorare il monitoraggio e le indagini esistenti. Nell’ambito di queste discussioni, a novembre la Commissione ha inviato una missione di alto livello in Croazia, che ha visitato due valichi di frontiera».

Ne è scaturita la necessità di stabilire «un meccanismo di monitoraggio indipendente», nel quale sono coinvolti anche «il difensore civico croato e l’Unhcr–Acnur». Manca però il nulla osta di Zagabria.

Le condizioni climatiche spezzano le speranze di migliaia di persone nei campi profughi in Turchia. Così c’è chi prova anche nella stagione peggiore a raggiungere l’Europa continentale passando dalle isole greche. A Lesbo, però, la vita negli accampamenti non è migliore. Sull’isola è stato trovato il corpo senza vita di un migrante, probabilmente ucciso dal freddo.

Altri 24 sono stati soccorsi dalla polizia portuale dopo il naufragio della loro imbarcazione salpata dalla Turchia e affondata davanti alle coste di Mitilene, mentre altri 3 profughi sarebbero annegati. La Grecia è il Paese di maggior transito per quanti poi intraprendono la “rotta balcanica”.

I profughi, provenienti in gran parte dal Pakistan e dall’Afghanistan, sono assistiti da diverse organizzazioni, tra cui la Croce Rossa bosniaca, ma «la situazione è drammatica, basti pensare che alcuni di loro indossano, sotto la neve, solo delle ciabatte di gomma. Sono senza acqua, elettricità e fognature», ripete Francesco Rocca, presidente della Federazione internazionale delle società di Croce rossa.

«È una vergogna – insiste Rocca – che si ripete anche in Libia così come a Moria in Grecia, segno della mancanza di un approccio comune europeo».

E di «tragedia annunciata» parla Albrecht von Boeselager, Gran Cancelliere dell’Ordine di Malta, che punta il dito contro precise scelte politiche: «È inaccettabile che queste persone vengano trattate come ostaggi alle porte dell’Europa, al fine di scoraggiare l’emigrazione di altri».

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