mercoledì 27 maggio 2020
Il presidente della vigilanza dell'Inps fa il punto sulla situazione degli ammortizzatori sociali. I ritardi? «Dovuti a cause sia esterne che interne all'Istituto»
Guglielmo Loy, presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell'Inps

Guglielmo Loy, presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell'Inps

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«La macchina sembra ripartita» dice Guglielmo Loy, presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’lnps: nel giro di poche settimane tutti i lavoratori che ne hanno diritto dovrebbero ricevere il pagamento della cassa integrazione e del fondo di integrazione salariale.

Qual è la causa del ritardo di queste prestazioni?

Ci sono cause esterne ed interne all’Inps. Da un lato il governo nella necessità di dare una risposta urgente alla crisi ha usato gli strumenti a disposizione, che non erano adatti a un’emergenza di questo tipo. Mentre sulla cassa integrazione ordinaria c’è una consolidata abitudine da parte delle imprese, cassa in deroga e fondo di integrazione sono molto meno utilizzati e quindi sia da parte delle aziende che da parte dell’Inps ci sono stati problemi.

Che tipo di problemi, sul lato Inps?

Per l’istituto gestire una grande massa di domande per queste prestazioni è tecnicamente complesso. Inoltre il legislatore ha scelto di coinvolgere le Regioni, inserendo un’altra complicazione. A questo si è aggiunto che gli stanziamenti previsti dal decreto di marzo si sono esauriti a inizio maggio e senza risorse l’Inps non può autorizzare pagamenti. Il risultato è che circa 2 milioni di lavoratori sui 3,8 milioni di potenziali beneficiari* non hanno avuto la prestazione. Sono persone che lavorano in aziende che non hanno potuto o voluto anticipare il pagamento della cassa integrazione.

Questi soldi sono “in arrivo”?

Sì, la macchina è ripartita. Ricordiamoci però che parliamo di prestazioni di aprile e fra un po’ le aziende dovranno ragionare se fare la domanda per altre nove settimane, con il paradosso che chiedono le prestazioni senza che ancora i lavoratori abbiano ricevuto quelle dei mesi passati. Aggiungo che forse il legislatore avrebbe potuto ragionare diversamente su alcuni tipi di prestazione che sono stati affidati comunque all’Inps quando potevano essere gestiti da altri soggetti, così da evitare di appesantire ulteriormente l’istituto.

La battuta di Tridico sull’Inps che “ha riempito di soldi gli italiani” ha sollevato molte polemiche. È stata una uscita infelice?

Naturalmente ho letto quell’intervista e onestamente quella frase il presidente Tridico non l’ha detta. Non voglio rubare il lavoro ai giornalisti, ma quel titolo era una forzatura esagerata. Detto questo non condivido tutto quanto detto dal presidente: nell’emergenza è stato importante immettere molto denaro pubblico per aiutare la popolazione, ma l’attenzione ora deve essere per la crescita dell’economia. Senza crescita non c’è intervento pubblico che tenga. Se i contributi continuano a scendere e gli interventi di sostegno continuano ad aumentare si mette davvero a rischio la tenuta dello stato sociale.

* per un malinteso nell'intervista pubblicata su Avvenire del 27 maggio il dato su chi attende la cassa integrazione era indicato in 3,8 milioni di lavoratori su 7,5 milioni

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