martedì 6 luglio 2021
Il vertice dell'operazione Ue Irini: "Tra il 2017 e il 2020 effettivo miglioramento nel trattamento dei migranti in Libia”. Oim: "Abbiamo segnalato sparatorie e violenze da parte dei guardacoste"
Le stragi taciute: 866 morti nel 2021. E l'Onu smentisce il comando navale Ue

Flavio Gasperini / Sos Mediterranee

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Non c’è scampo nei giorni della mattanza: 49 corpi recuperati in Tunisia da domenica, altri 14 in Libia. Sono le maree a raccontare quello che le autorità non dicono. Specialmente a Tripoli dove vengono taciute le notizie sui naufragi, ma i corpi sulle spiagge raccontano quei lutti senza nome. Da gennaio le morti annotate dall’Onu nel Mediterraneo sono 886, ma si tratta di stime prudenziali.

La Ocean Viking ha evitato altre stragi e ora a bordo della nave di Sos Meditarrenée ci sono 572 persone e nessun porto di destinazione. Silenzio da Roma, telefono muti a Bruxelles. La Commissione Ue al momento non intende occuparsi del coordinamento per ridistribuire i naufraghi raccolti dalla nave umanitaria che ha compiuto sei salvataggi in cinque giorni.

Un barchino con 24 tunisini è stato intercettato e bloccato nelle acque antistanti la costa di Lampedusa dopo che il giorno prima si erano registrati 9 sbarchi per un totale di 207 persone e sabato altri 12 barchini con 342 migranti. Con quelli dei giorni scorsi gli arrivi in Italia nel 2021 hanno superato quota 21mila, il triplo di quelli registrati nel primo semestre dello scorso anno. "Gli sbarchi a Lampedusa durante questo periodo dell'anno ci sono sempre stati, ma certamente una preoccupazione c'è, e su questo stiamo operando", ha commentato il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese. Ma un portavoce della Commissione europea ha avvertito che "dall'inizio della pandemia i ricollocamenti" dei migranti "sono stati più difficili e negli ultimi mesi abbiamo visto una diminuzione della partecipazione degli Stati membri”.

Flavio Gasperini / Sos Mediterranee

Non è l’unica polemica delle ultime ore. Anche i vertici militari della missione navale europea Irini hanno suscitato con le loro dichiarazioni una certa irritazione delle agenzie umanitarie dell’Onu. Nel corso di una intervista all’agenzia “Nova”, l’ammiraglio Fabio Agostini, ha riconosciuto che la Guardia costiera libica non è più sotto il controllo dell’Europa e dell’Italia, tuttavia sostenendo che dal 2016 al 2019, quando i guardacoste erano stabilmente sotto il controllo e l'addestramento italiano, si era registrato “un sostanziale cambio di passo riguardo della gestione degli eventi Sar e al trattamento dei migranti soccorsi”. Per questa ragione, ha aggiunto il comandante dell’operazione europea nel Mediterraneo, l’Europa è pronta a riprendere in mano l’addestramento della Marina libica. Secondo Agostini in passato, quando i guardacoste libici e le motovedette non erano ancora sotto il controllo turco, era stato registrato “l’effettivo miglioramento nel trattamento dei migranti” come “confermato da esponenti di Oim e Unhcr in Libia, i quali non hanno registrato alcuna denuncia di maltrattamento da parte dei migranti durante le operazioni di soccorso della Guardia costiera libica, a partire dal 2017 fino al 2020”.

Parole a cui da Ginevra risponde proprio l’Oim. In una dichiarazione ad Avvenire, la portavoce dell’Organizzazione Internazionale dei migranti precisa che quella riportata nell’intervista all’ammiraglio “non è la posizione dell'Oim. Negli ultimi anni - ribadisce Safa Msehli - abbiamo segnalato sparatorie e altri incidenti nei punti di sbarco. I migranti hanno anche riferito al nostro staff, in diverse occasioni, di aver subito violenze quando sono stati intercettati in mare da entità libiche".

Intanto prosegue l'inchiesta della procura di Agrigento che per la prima volta ha aperto un fascicolo sulla cosiddetta guardia costiera libica. L'accuse, al momento, è quella di aver tentato il naufragio di una barcone con 50 migranti poi sbarcati a Lampedusa. In queste ore gli investigatori, coordinati dal procuratore Luigi Patronaggio, ascolteranno i superstiti e saranno analizzate le immagini di Sea Watch, che grazie all'aereo da ricognizione Seabird aveva filmato l'aggressione della motovedetta libica e poi depositato un esposto.

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