mercoledì 13 febbraio 2019
A cinque anni dal rapimento a Raqqa - il 29 luglio 2013 - amici e associazioni, cristiani e islamici in piazza dell'Esquilino per mantenere viva la speranza per il gesuita e per tutti i rapiti.
 Rapito da 2.000 giorni in Siria: fiaccolata di solidarietà per padre Dall'Oglio
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Le notizie dei giorni scorsi della stampa britannica - secondo cui padre Paolo Dall'Oglio, rapito cinque anni fa in Siria, sarebbe ancora vivo e al centro di trattative con altri ostaggi stranieri tra Stato Islamico e forze curdo-arabe - riaccendono le speranze. L'Associazione giornalisti amici di padre Dall'Oglio ha convocato questa sera amici e associazioni per una fiaccolata in piazza dell'Esquilino, sullo sfondo dell'abside di santa Maria Maggiore. Proprio la basilica in cui è conservata l'immagine di Maria Salus Populi Romani, l'icona del primo millennio che la tradizione vuole dipinta dall'evangelista Luca, di cui i gesuiti in partenza per le missioni portavano una riproduzione. Centinaia di persone hanno acceso una fiaccola davanti alle immagini sorridenti del gesuita impegnato nel dialogo cristiano-islamico, presenti le sorelle Francesca e Immacolata Dall'Oglio.

«Scusaci padre Paolo se siamo qui solo ora, ma duemilaventicinque giorni fa non sapevamo cosa fosse opportuno - dice Riccardo Cristiano dell'Associazione giornalisti amici di padre Dall'Oglio - ora notizie non confermate ma per noi plausibili ci hanno fatto capire che era il momento di trovarci qui. Serve a noi per risvegliarci e per testimoniare per te e per le migliaia di siriani privati dei loro diritti e delle loro famiglie nel silenzio del mondo. La tua storia, espulso da Assad e sequestrato dall'Isis, è la storia del popolo siriano».

Alla manifestazione arriva un messaggio di solidarietà del presidente della Fnsi Giuseppe Giulietti, impegnato a Levico, in Trentino-Alto Adige, per il congresso della Federazione della stampa italiana, che trasmette «l'abbraccio dei 300 delegati»: «Ricordarlo significa ripercorrere il suo cammino nel dialogo - scrive Giulietti - perché mai come ora c'è bisogno di chi sa usare le parole per comunicare e non per scagliarle come pietre».

Padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli del Jrs, il Servizio dei gesuiti per i rifugiati, parla a nome della provincia euromediterranea della Compagnia di Gesù. «Queste fiaccole che accendiamo per padre Paolo e per gli altri ostaggi sono il segno del ricordo vivo e della speranza in un futuro che può essere diverso. La guerra, la violenza, le violazioni dei diritti sono la notte di questo tempo, queste luci sono un presidio durante questa notte, per ricordare tutti i focolai della guerra mondiale a pezzi».

Roberto Zuccolini, portavoce della Comunità di Sant'Egidio, ricorda l'impegno comune nel dialogo tra le religioni, in sintonia con lo spirito di Assisi lanciato da San Giovanni Paolo II. Interviene anche Adnane Mokrani, teologo islamico e docente del Pontificio Istituto di Studi Arabi e d'Islamistica (Pisai), che parla come «amico di padre Dall'Oglio»: «Paolo rappresenta la causa di una nazione tradita e abbandonata - dice Mokrani - e la causa della convivenza umana e civile oltre che della democrazia. Quando la religione diventa strumento al servizio del potere, perde la sua anima e diventa satanica».

Tra i promotori della fiaccolata anche la Provincia euromediterranea della Compagnia di Gesù, la Comunità di Sant'Egidio, Articolo 21, Fnsi, Agesci Lazio, Amnesty International, Focsiv, Unione delle Comunità Islamiche Italiane, Comunità Religiosa Islamica, il quotidiano Riforma delle Chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi, la Rivista San Francesco, Siria libera e democratica, Confronti.


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