martedì 21 marzo 2017
Non tutti gli istituti di ricerca danno al M5S un distacco di cinque punti sul Pd. Per Piepoli i dem sono subito dietro i grillini, mentre secondo Ipr la distanza è addirittura maggiore.
Grillo in fuga, ma non per tutti
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"I sondaggi valgono quello che valgono" commenta oggi il governatore forzista della Liguria, Giovanni Toti, dopo i numeri di Ipsos relativi alle intenzioni di voto pubblicati questa mattina dal Corriere della sera. Ma certo neanche il consigliere politico di Forza Italia riesce più a negare, forse con un po’ ritardo, la sostanziale dimensione "tripolare" dell’elettorato italiano. Che però, al momento (prima cioè della sempre più possibile coalizione Fi-Lega), non trova a destra un concorrente degno del Pd e del M5s. Il sondaggio consegna ai grillini un vantaggio di più di cinque punti sul Pd (32,3% contro 26,8%), mentre il partito di Berlusconi si ferma al 12,7% e il Carroccio al 12,8%. Ma il distacco dei pentastellati non risulta così evidente in tutte le rilevazioni, mentre in altre è addirittura maggiore.

Istituto Piepoli

Come detto, non tutti i sondaggi sono uguali e, come spiega Nicola Piepoli ad Avvenire, "danno risultati dissimili a seconda dei criteri adottati. Nel nostro caso il Pd è un filo dietro al movimento". Anche se, ricorda, entrambi i risultati possono essere attendibili.


Viene da chiedersi se le ultime vicende del Movimento (il caso Genova e il giro di vite sui meet-up voluto da Beppe Grillo), abbiano generato una qualche flessione dei penstastellati. “Da quanto mi risulta e visti i precedenti rilevamenti, le questioni interne non hanno influito". I grillini insomma erano "nella medesima situazione anche il mese scorso", prima della scomunica della Cassimatis, quindi "i risultati sono sostanzialmente uguali".

Ma sono numeri destinati a variare in poco tempo? "È difficile. Il mercato si evolve in maniera meno rapida di quello che sembra a voi giornalisti. Le quote dei partiti non sono diverse da quelle di qualsiasi prodotto".

Ma questo vale anche per il Pd? "Esattamente. Il congresso in sé non ha spostato più di tanto gli equilibri. Il Pd ha subito una percettibile diminuzione con l’inizio della scissione. Ma il lingotto non ha generato ulteriori flessioni, lasciando i numeri dei democratici praticamente invariati".

Ipr Marketing

Le cifre di Antonio Noto sono invece più vicine a quelle pubblicate da Ipsos. Anzi, come spiega il direttore di Ipr Marketing, "il distacco nel nostro caso è addirittura maggiore, con il Movimento 5 Stelle al 31% e il Pd al 24%. Sette punti di scarto".


Ma, anche in questo caso, pensare che le vicissitudini recenti dei grillini abbiano influito sarebbe un errore: "Gli avvenimenti recenti non contano nulla. Chi vota i 5 Stelle non lo fa come premio rispetto all’attività politica svolta, ma per protesta nei confronti delle possibili alternative".

Nel caso di Ipr poi, dopo la flessione dovuta alla scissione, "c'è stata anche una timida ripresa dei dem, che hanno riacquistato qualche punticino. Mentre sono calati gli scissionisti, dall'8% al 5%" (per Ispos sono fermi al 3,3%). In questo caso le cifre, a differenza di quanto dichiarato da Piepoli, sono però suscettibili di forti cambiamenti, anche in tempi relativamente ristretti: "In un mese per i grandi partiti può cambiare molto. L’elettorato è mobile e si basa molto sulle emozioni. Parliamo anche anche di 2 o 3 punti".

Discorso diverso nel centrodestra, con Fi e Lega molto stabili (rispettivamente al 12 e al 13). "Con una coalizione di tutto il centrodestra potrebbero facilmente arrivare al 30-31 per cento e tornare a spaventare il Pd".

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