venerdì 26 aprile 2019
L’Europa bacchetta l’Italia sui 268mila che avrebbero lasciato il nostro Paese. La Commissione: «I movimenti secondari da uno Stato all’altro sono vietati per legge». Il nodo rimpatri
Cifre in libertà su irregolari e sbarchi: la Ue bacchetta l'Italia
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La matematica non è un’opinione: «Il ministero dell’Interno ha i dati aggiornati in tempo reale. Gli altri possono ipotizzare, giocare a lotto, ma i numeri dicono questo». Matteo Salvini non ammette discussioni. Neanche se a metterlo in guardia da errori grossolani sono centri studi che da anni pubblicano statistiche sui migranti basandosi proprio sui dati ufficiali del Viminale. Avendo fondato il successo personale e il negoziato per il Contratto di governo sull’allarme migranti, ora sono proprio gli M5s a protestare dopo che le nuove cifre rischiano di far passare anche loro come degli sprovveduti che hanno creduto a un bluff. Perciò non mandano giù questa improvvisa conversione del vicepremier leghista, che adesso parla 'solo' di 90mila migranti irregolari, mentre i pentastellati ricordano che nell’accordo di governo era stato proprio lui a indicare la cifra di mezzo milione.

Numeri in libertà, almeno a giudicare da alcuni vistosi abbagli. Secondo l’Istituto di studi politici internazionali (Ispi), che rielabora dati forniti dal Viminale, tra giugno 2018 e marzo 2019 circa 51.000 stranieri sono diventati nuovi irregolari. Di questi, circa 11.000 sono la conseguenza diretta del decreto sicurezza.

Inoltre, secondo diversi osservatori il numero di 90mila irregolari indicato dal vicepremier è ampiamente sottostimato. I dati forniti da Salvini partono dal 2015, ma gli sbarchi aumentano da fine 2013 e nel 2014 si arriva a 170.100 migranti arrivati. Come mai questi non vengono compresi nella comunicazione del ministro? Secondo: non si approda soltanto via mare, perciò dalla contabilità di Salvini mancano gli overstayers, cioè quanti atterranno in Italia con un visto turistico e poi si trattengono irregolarmente oltre la data di scadenza. Sui barconi, infatti, non si sono mai visti cinesi, altri asiatici, migranti dell’Est e sudamericani.

Nei dati forniti dal ministro, che a sua volta avrà attinto a studi dei suoi uffici, mancano altre voci. Dimenticanze che darebbero risultati clamorosi. Secondo Eurostat, che ha elaborato dati del ministero dell’Interno, dal 2015 a marzo 2019 l’Italia ha compiuto 25.856 rimpatri, che non vengono menzionati dal calcolo che porta Salvini a sostenere che gli irregolari siano circa 91mila. Per assurdo, vorrebbe dire che nella penisola gli stranieri senza valido titolo di soggiorno sarebbero poco più di 65mila. Basta questo a spiegare che i conti non tornano. Il 'ricalcolo' del Viminale, però, apre un nuovo fronte con l’Ue.

L’Italia ha contribuito ad affossare la riforma del trattato di Dublino, che avrebbe obbligato gli Stati membri a redistribuire i migranti che arrivano nell’Ue. Ma sempre Salvini due giorni fa, per motivare la revisione al ribasso degli irregolari, aveva spiegato che 478mila sono i migranti sbarcati in Italia dal 2015; a questa cifra, secondo il ministro, vanno sottratti i 119mila che sono nel sistema d’accoglienza (Hotspost, Cara, Sprar) e altri 268.839 che sono «presenze certificate in altri Paesi Ue». In sostanza, tutti quei migranti che gli altri Paesi dell’Unione europea chiedono all’Italia di riprendersi, perché il trattato di Dublino prevede che vengano riportati nel Paese di primo ingresso.

Le dichiarazioni di Salvini, perciò, contengono un’ammissione che implicitamente accusa l’Italia di aver violato gli accordi dell’Ue. «Non commenterò direttamente le dichiarazioni del ministro dell’Interno », ma «vogliamo ricordare che i movimenti secondari da uno Stato membro all’altro non sono permessi dal diritto europeo », ha detto una portavoce della Commissione Ue, Natasha Bertaud, rispondendo a una domanda in particolare sui 268mila migranti irregolari che hanno lasciato l’Italia trasferendosi in altri paesi dell’Unione. Per l’Italia non è una buona notizia. Se, come si prevede per le prossime settimane, riprendessero con maggior frequenza le partenze dalla Libia, Roma si troverebbe da sola. La Commissione europea, infatti, non intende proporre un nuovo programma di ricollocamenti ( relocation) dei migranti d’emergenza come quello adottato nel 2015. A meno che Roma non si decida ad «approvare la riforma delle regole di Dublino».

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