mercoledì 7 dicembre 2016
Via libera dal Senato al Bilancio, dopo che il governo in mattinata aveva posto la fiducia. La manovra ora è legge. Dopo la direzione Pd le dimissioni di Renzi.
Renzi si è dimesso. Al via le consultazioni
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Il Quirinale ha reso noto che le consultazioni iniziano giovedì 8 dicembre per chiudersi nella giornata di sabato 10 dicembre.

Che cosa è successo nella giornata di mercoledì 7 dicembre?

Le dimissioni formali del premier Renzi, salito al Colle per incontrare il presidente Mattarella. Il voto di fiducia del Senato che approva la manovra senza modifiche in tempi record. La Direzione del Pd delle 17.30, che tuttavia si limita ad ascoltare l'intervento di Renzi, rinviando la resa dei conti interna a un secondo momento. La difesa della Corte Costituzionale che, in una nota, spiega che l'udienza sull'Italicum non poteva essere convocata prima del 24 gennaio. Sono questi gli eventi principali del terzo giorno della crisi di governo, aperta dalla vittoria del No al referendum e dalle conseguenti dimissioni di Matteo Renzi.

Renzi sale al Colle e si dimette

Il presidente Sergio Mattarella, ha ricevuto al Quirinale il premier Matteo Renzi, il quale, essendosi concluso l'iter parlamentare di esame e di approvazione della legge di bilancio, ha rassegnato le dimissioni del Governo da lui presieduto. Il Presidente della Repubblica si è riservato di decidere e ha invitato il Governo a rimanere in carica per il disbrigo degli affari correnti". È quanto si legge nel comunicato del Quirinale.

"Legge di bilancio approvata. Alle 19 di mercoledì 7 dicembre le dimissioni formali. Un grazie a tutti. Evviva l'Italia" ha annunciato il premier Matteo Renzi su Twitter nel pomeriggio. Obiettivo del premier arrivare alle elezioni in primavera, tra marzo ed aprile. Poi, dopo la Direzione Pd, il premier è salito al Colle.

Il premier Renzi lascia il Quirinale dopo avere rassegnato le dimissioni (AnsaWeb)

Il premier Renzi lascia il Quirinale dopo avere rassegnato le dimissioni (AnsaWeb) - ANSA

La direzione del Pd

Alle 17,30 Matteo Renzi è intervenuto alla Direzione del Pd. Non è più disposto a farsi carico da solo del peso della responsabilità di riprendere per mano il Paese, ha spiegato. Non da solo. Le parole utilizzate dal presidente del consiglio, non lasciano dubbi su quale sia la sua scelta per il futuro: è pronto, con il Partito democratico, a sostenere un esecutivo di larghe intese, in cui siano tutti i partiti a pagare quel prezzo della responsabilità che è risultato particolarmente salato per il Pd. In alternativa c'è solo il voto: "Il Pd non ha paura della democrazia e non ha paura dei voti". Un voto che arriverebbe presto, subito dopo il pronunciamento sull'Italicum della Corte Costituzionale, la cui seduta è prevista a partire dal 24 gennaio. Nulla aggiunge sul proprio futuro. Se non su quello più prossimo: "Rimaniamo in carica per l'ordinaria amministrazione, anche se domani tornerò a casa per festeggiare il compleanno di mia nonna", scherza il segretario Pd. In attesa di conoscere le decisioni del Presidente della Repubblica, il segretario convoca la direzione in modo permanente, aggiornandone i lavori a dopo le consultazioni. Della delegazione che alle 19 è salita a incontrare il Capo dello Stato fanno parte il vice segretario Lorenzo Guerini, oltre ai capigruppo di Camera e Senato, Ettore Rosato e Luigi Zanda, e il presidente del partito, Matteo Orfini.


L'aula del Senato ha dato il via libera definitivo alla manovra con 166 sì, 70 no e 1 astenuto

Il ddl bilancio è stato approvato con il voto di fiducia senza modifiche rispetto al testo licenziato dalla Camera con 173 sì e 108 no. Sono stati poi votati gli articoli dal 2 al 19 della seconda sezione del ddl bilancio e i relativi emendamenti. La manovra ora è legge. Un'approvazione lampo, quella del Senato, che non ha mancato di provocare malumori in aula.Mattarella ha tuttavia annullato tutti gli impegni dei prossimi giorni: niente prima della Scala stasera, lunedì 12 niente intervento all'università di Bologna. Il capo dello Stato ritiene inconcepibile che le elezioni siano convocate prima di approvare una legge elettorale omogenea per Camera e Senato, quindi con intervento del Parlamento dopo la decisione della Consulta. Renzi invece chiede (al Colle e al Pd) di decidere tra un governo di "responsabilità nazionale" (quindi con le opposizioni) e il voto a breve.


Mattarella frena: prima si cambi la legge elettorale

Lega e M5s: elezioni al più presto

Sul fronte delle opposizioni, il leader della Lega Salvini tende la mano al M5s sull'obiettivo comune di elezioni al più presto: "Alzino il telefono su certi temi siamo d'accordo. Rinviare il voto è inconcepibile. Elezioni o in piazza". Silvio Berlusconi intanto è al San Raffaele di Milano per nuovi controlli. Il no di Forza Italia al sostegno a qualsiasi governo è ripetuto dai deputati azzurri riuniti stamattina: "Niente inciuci, il Pd ha la maggioranza, trovi le soluzione per governare. Gli azzurri sono disponibili però a discutere sulla nuova legge elettorale.

La Consulta replica alle richieste di anticipare la decisione sull'Italicum

Riflettori puntanti sul pronunciamento della Consulta sull'Italicum. Al momento infatti le due leggi elettorali in vigore, l'Italicum per la Camera e il Consultellum per il Senato, hanno meccanismi completamente differenti. E Mattarella ha già fatto sapere di ritenere improbabile indire nuove elezioni in queste condizioni. La scelta di una data anteriore rispetto a quella fissata del 24 gennaio per la trattazione delle questioni relative alla legge elettorale "avrebbe privato le parti dei termini dei quali dispongono per legge, allo scopo di costituirsi in giudizio e presentare memorie" ha sottolineato oggi la Corte Costituzionale in una nota, aggiungendo di "operare secondo le regole degli organi giurisdizionali".

Italicum, ecco su cosa deciderà la Consulta il 24 gennaio

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