lunedì 21 novembre 2022
Allarme Oxfam/Emergency alla vigilia della riunione dell'Organizzazione del commercio sulla sospensione dei brevetti: ai paesi ricchi, più vaccinati, il 74% delle dosi di Plaxovid
 «Oltre che dai vaccini, paesi poveri tagliati fuori anche da cure antivirali»
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Dopo avere fatto il pieno di vaccini, a spese dei paesi in via di sviluppo, il Nord del Mondo fa il bis, accaparrandosi i tre quarti delle dosi dei farmaci antivirali. Cure che sarebbero molto più necessarie proprio in quelle aree del mondo che hanno solo il 20% di popolazione vaccinata. A lanciare l'allarme - alla vigilia della riunione dell’Organizzazione mondiale del commercio (Oms) che discuterà ancora sulle regole di proprietà intellettuale su terapie e test Covid-19 - è la People's Vaccine Alliance, di cui Oxfam e Emergency sono membri. La denuncia si basa su un nuovo studio sui dati di Airfinity che evidenzia come solo un quarto degli ordini di Plaxovid andrà ai Paesi in via di sviluppo. E come allo stesso tempo alcuni Paesi a medio reddito potranno arrivare a pagare per un ciclo di Plaxovid fino 250 dollari a dose, 10 volte il costo di un farmaco generico equivalente.

I Paesi ricchi dunque si sono già assicurati il triplo delle dosi di Plaxovid – il principale anti-virale per il Covid 19 prodotto da Pfizer e raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) – rispetto ai Paesi a basso e medio reddito. E questo nonostante rappresentino l’84% della popolazione mondiale e abbiano un tasso di vaccinazione, e quindi di protezione dalla malattia grave, di gran lunga inferiore: la popolazione vaccinata con ciclo primario completo è ancora sotto il 20% nei Paesi a basso reddito. In quelli ad alto reddito si supera il 74%. L’Italia ad esempio (con l'81% popolazione vaccinata con ciclo iniziale completo) si è già assicurata 600 mila trattamenti, pur avendone utilizzate finora poco più di 82.000.

Per Sara Albiani, policy advisor su salute globale di Oxfam Italia, e Rossella Miccio, presidente di Emergency, «nella prima fase della pandemia anteporre gli interessi economici del settore farmaceutico senza limitare i diritti legati alla tutela della proprietà intellettuale ha causato una enorme disuguaglianza nell’accesso ai vaccini». Una decisione, sostengono Oxfam ed Emergency, «che è costata milioni di vite. Adesso si sta riproponendo lo stesso schema per i trattamenti antivirali. Ancora una volta Pfizer detiene un monopolio che impedisce ai Paesi più poveri di accedere alle cure».

Oxfam/Emergency

L'Oms ha raccomandato l'uso di Paxlovid per ridurre i tassi di ospedalizzazione e mortalità, chiedendo un accesso globale equo alle terapie come parte della strategia di mitigazione del long Covid: il Paxlovid, secondo un recente studio non ancora sottoposto a revisione, ne ridurrebbe infatti il rischio. «I trattamenti anti-virali orali sono facili da somministrare e sarebbero fondamentali nei Paesi a basso reddito dove non ci sono strutture sanitarie in grado di fronteggiare nuovi picchi di contagi – aggiungono Albiani e Miccio - ma al momento sono accessibili quasi esclusivamente nei Paesi più ricchi, dove la popolazione è già significativamente protetta grazie ai vaccini» e con servizi sanitari strutturati.

Oggi sono centinaia i potenziali farmaci per la cura del COVID-19, tra cui almeno 77 in fase avanzata di sperimentazione clinica. Ma le norme sulla proprietà intellettuale conferiscono a un ristretto numero di aziende il monopolio della fornitura, della distribuzione e del prezzo. La conseguenza è che i Paesi a basso e medio reddito non potranno usufruirne.

A giugno, dopo un anno e mezzo di negoziati, l'Organizzazione mondiale del commercio (Omc) ha respinto le proposte di deroga sulla proprietà intellettuale per tutte le tecnologie mediche Covid-19, adottando un testo di compromesso che riguarda solo i vaccini e i relativi brevetti. «In vista dei colloqui che di domani a Ginevra, lanciamo un appello urgente agli Stati membri dell'Omc, affinché concordino immediatamente un'estensione della deroga sulla proprietà intellettuale che includa i trattamenti e i test, per consentire ai Paesi in via di sviluppo di produrre e di esportare. La salute pubblica deve prevalere sugli interessi commerciali: non si può consentire che siano le aziende a decidere chi debba vivere e chi debba morire».








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