mercoledì 15 maggio 2019
Il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro non riscontra prove e chiede di chiudere l'inchiesta sull'organizzazione spagnola
Nessuna connessione tra Ong e scafisti. Archiviata l'indagine su Open Arms
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Mentre continuano le partenze e gli sbarchi di migranti in Italia, la procura di Catania dopo due anni di inchieste pone una pietra tombale sul sospetto di collegamenti tra Ong e trafficanti di uomini. Il pool di magistrati guidato da Carmelo Zuccaro, dopo avere a lungo sostenuto che vi fossero elementi che potessero far ipotizzare una connessione tra Ong e scafisti, ora esclude questa possibilità accogliendo la richiesta di archiviazione per il comandante Marc Reig Creus e per il capo missione Ana Isabel Montes Mier della spagnola ProActiva Open Arms.

Erano indagati per associazione per delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina per lo sbarco a Pozzallo (Ragusa), il 17 marzo 2018, di 218 migranti soccorsi al largo della Libia. Resta aperto a Ragusa il fascicolo per «violenza privata» per avere disubbidito al ministero dell’Interno. Contestazione destinata a cadere dopo che sarà archiviata l’indagine catanese. La notizia, anticipata da Radio Radicale, è stata confermata da fonti legali.

L'inchiesta è coordinata dal procuratore distrettuale Carmelo Zuccaro e dai sostituti Fabio Regolo e Andrea Bonomo che dispose il sequestro della nave perché, sosteneva l'accusa, "l'obiettivo primario è salvare migranti e portarli in Italia, senza rispettare le norme, anzi violandole scientemente". Veniva contestato a Open Arms il "rifiuto di consegnare i profughi salvati a una motovedetta libica" e che, "nonostante la vicinanza con l'isola di Malta, la nave proseguì la navigazione verso le coste italiane, come era sua prima intenzione". L'Ong si è sempre difesa sostenendo di avere agito "in stato di necessità per salvare vite umane". Il sequestro della nave fu convalidato dal Gip di Catania, ma soltanto per il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Il fascicolo, per competenza, fu trasferito alla Procura di Ragusa che reiterò la richiesta di sequestro della Open Arms, rigettata il 16 aprile scorso dal Gip Giovanni Giampiccolo. La stessa Procura di Ragusa nello scorso dicembre ha notificato ai due indagati un avviso di conclusione indagine individuando come parte lesa il ministero dell'Interno.

I riflettori delle organizzazioni internazionali restano puntati su Tripoli. L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur) ha ribadito che «nessuno dovrebbe essere riportato in Libia». Secondo l’Agenzia Onu, nell’ultima settimana almeno 944 persone hanno lasciato le coste libiche: 65 sono morte, mentre il 65% degli 879 superstiti è stato catturato in mare dalla cosiddetta Guardia costiera libica e riportato nelle prigioni per migranti. Le navi delle organizzazioni non governative «hanno avuto un ruolo cruciale per salvare vite in mare e chiediamo agli Stati la revoca delle restrizioni», ha detto da Ginevra il portavoce Charlie Yaxley, che invoca «un immediato aumento delle evacuazioni umanitarie di rifugiati e migranti dai centri di detenzione di Tripoli».

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