mercoledì 19 marzo 2025
La richiesta dell'Associazione Amici di Luca durante un incontro in Regione Lombardia. Il papà Salvatore: "Era un uomo giusto, sta ancora aspettando giustizia". La pista dei fondi umanitari.
L'incontro in Regione per Luca Attanasio

L'incontro in Regione per Luca Attanasio

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“Luca svolgeva la sua missione con coraggio e a testa alta. Mi auguro che anche le istituzioni alzino la testa e cerchino la verità con i fatti, non solo a parole”. Nel giorno della festa del papà, Salvatore Attanasio porta la sua battaglia civile anche al Pirellone, invitato dal capogruppo Pd Pierfrancesco Majorino, per chiedere il sostegno dei consiglieri regionali. Suo figlio, ambasciatore italiano in Congo, fu assassinato il 22 febbraio 2021 insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci e all’autista Mustapha Milambo. Quattro anni sono passati invano, nulla ancora si sa su movente e mandanti. Gli esecutori materiali sono in carcere in Congo, rischiano la pena di morte. Capri espiatori, secondo più di un osservatore, compreso Frigolin Ambongo, cardinale di Kinshasa, che nel podcast realizzato dal giornalista del Domani Luca Attanasio (un’omonimia su cui lo stesso ambasciatore amava scherzare) dice senza mezzi termini: “Quei cinque non c’entrano nulla. Perché non dicono la verità?”

Una domanda che resta sospesa nel vuoto da troppo tempo, cui finora nessuno - compresa la procura di Roma, che sta ancora indagando - ha dato risposta. L’incontro in Regione Lombardia ha raccolto ammirevole unità d’intenti bipartisan, con l'obiettivo di far breccia nel “muro di gomma” che circonda l'agguato avvenuto nella martoriata e turbolenta regione del Nord Kivu, una specie di far west pieno zeppo di risorse naturali e dominato da bande armate. Il caso Attanasio è solo l'ultimo dei misteri africani che hanno sempre la stessa trama: muoiono italiani in modo violento, senza mai arrivare a capire il perché.
"Credo che la politica debba fare molto di più per far sì che si raggiunga verità e giustizia. La storia di Luca Attanasio è la storia di un servitore dello Stato, non possiamo permetterci assolutamente questo silenzio. Io credo che si doveva essere più efficaci e maggiormente coraggiosi, non ci devono essere né titubanze, né omissioni né zone d'ombra. Mi auguro che il governo su questo terreno sia molto più determinato" ha riassunto Maiorino. In collegamento da Roma ci sono anche alcuni parlamentari, dall’ex ministro Giulio Terzi di Sant’Agata (FdI) a Marco Lombardo (Azione). Quest’ultimo si espone: “Non è stato un delitto commesso da banditi di strada. L’impressione è che in ballo ci sia la trasparenza sull’utilizzo dei fondi umanitari italiani, sia da parte del Pam che dell’ambasciata italiana”. Il dito nella piaga, visto che fu proprio Attanasio a confidarsi con un amico la sera prima di morire: era furioso perché il progetto visto a Bukavu non era a quanto pare mai decollato, e temeva di trovare la stessa situazione a Rutshuru il giorno dopo, dove peraltro non arrivò mai. Chi aveva messo quei soldi? Quanti erano? Per quali mani sono passati e, soprattutto, che fine hanno fatto? Sospetti pesanti, su cui “bene fa il giornalismo d’inchiesta a continuare a scavare”, osserva il consigliere FdI Matteo Forte.

Dovrebbero però decidersi a farlo anche altri, secondo Giuseppe Augurusa dell’Associazione Amici di Luca Attanasio. “A questo punto serve uno strumento efficace, dotato di ampi poteri investigativi e con la possibilità di acquisire degli atti: chiediamo formalmente l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta. Altrimenti si va avanti ad “auspicare” soluzioni che non arrivano mai”. E intanto Luca, “che era un uomo giusto, è ancora in attesa di giustizia”. Parola di papà Salvatore, nel giorno per lui più doloroso.


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