martedì 19 aprile 2022
Giuseppe ha pronta la tesi per la Magistrale in Storia ma è bloccato da una vertenza giudiziaria con l'Istituto tecnico in cui ha studiato. «La ministra mi aiuti, voglio completare il mio percorso»
immagine di un corso universitario

immagine di un corso universitario - Ansa

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La tesi in Storia del Mezzogiorno è pronta. Il titolo: «La sepoltura dei poveri nell’Arciconfraternita dei Pellegrini in età moderna». Data della discussione: chi lo sa se mai ci sarà. È la sintesi della storia universitaria di Giuseppe, 26 anni, giovane di Poggiomarino, complicato territorio della provincia sud di Napoli che affaccia già su quella salernitana. Oggi Giuseppe, provato dall’infinita prova muscolare con la burocrazia della gloriosa Federico II, lancia un appello alla ministra dell’Università Maria Cristina Messa: «Lasciatemi discutere la tesi, e affrontiamo dopo tutte le questioni burocratiche che mi tengono fermo. Lasciatemi almeno il gusto di un obiettivo raggiunto dopo tanta fatica», dice guardando la tesi completa in ogni capitolo e rilegata ormai da un anno.

È la richiesta di un esito lineare a una vicenda che giorno dopo giorno ha assunto toni grotteschi ma che è drammaticamente seria, considerando che in gioco ci sono anni che non tornano indietro, il presente e il futuro di un giovane che può assumere colori diversi a seconda di un «sì» o di un «no» delle autorità che si rimbalzano la questione.

Già, perché la vicenda ha diversi livelli e svariati protagonisti. L’origine va rintracciata nel giugno 2015, quando Giuseppe non viene ammesso all’esame di Maturità dell’Istituto tecnico industriale Enrico Fermi, cui si era iscritto per quella cronica difficoltà delle famiglie in cui si lavora duro a credere che le propensioni letterarie di un figlio siano più di un vezzo. «Non ammesso», legge Giuseppe sui quadri del Fermi. Alla fine del IV anno, era stato promosso senza affanni e con 7 punti di credito. Anche la pagella del primo quadrimestre dell’ultimo anno non lasciava presagire la bocciatura. Il “crollo”, insomma, si sarebbe concentrato negli ultimi mesi della sua carriera al Fermi. Giuseppe non ci sta e, aiutato da amici, fa ricorso. Il Tar con una sospensiva gli consente di sostenere l’esame che, come da previsione, diventa una guerra di nervi che si conclude con una bocciatura sul filo. Reimpugnata dal ragazzo, che intanto con i provvedimenti cautelari del Tribunale amministrativo ottiene l’iscrizione con riserva alla facoltà di Storia della Federico II.

Mentre il contenzioso con l’istituto Fermi procede lentamente e si sposta dinanzi al Consiglio di Stato, alle prese con le materie umanistiche Giuseppe rinasce. Supera senza intoppi gli esami del Triennio, la vecchia storia delle Superiori sembra superata ma si ripresenta puntuale al momento di discutere la prima tesi. Serve un altro pronunciamento del Tar per discutere il suo elaborato e, poi, iscriversi alla Magistrale, dove il percorso procede liscio. Nel frattempo, nel 2019, nel mezzo del percorso della Magistrale, Giuseppe consegue anche un diploma di maturità privato, sperando potesse servire a “sistemare le carte” al netto della vicenda del Fermi ancora “sub judice”.

Ora è tutto fermo. E dalla burocrazia universitaria arriva un invito: ricominciare tutto dall’inizio, rifare il V anno, la Maturità, gli esami del Triennio e poi anche quelli della Magistrale, e le relative tesi. «Potessi rifarei anche le elementari», scherza Giuseppe che per fortuna il senso dell’umorismo non l’ha mai perso. Ma in questa saga degli errori - «ne ho fatti anche io, è chiaro», ammette il ragazzo – una soluzione che non butti tutto a mare ci sarà. Perciò l’appello di Giuseppe alla ministra Messa, come fosse l’arbitro di ultima istanza.

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