Neuroblastoma, il successo delle cellule Car-T
All’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma ideata una terapia efficace contro il temibile tumore infantile. L’oncoematologo Locatelli: «Risultato che ci incoraggia a lavorare su altre patologie»

La terapia a base di cellule Car-T sviluppata all’Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù” di Roma si è dimostrata sicura ed efficace contro il neuroblastoma, uno dei tumori solidi pediatrici più frequenti e finora senza cure risolutive nelle forme recidivate o resistenti alle terapie convenzionali. Il neuroblastoma ha origine dalle cellule del sistema nervoso simpatico e si localizza spesso nelle ghiandole surrenali, ma può svilupparsi anche lungo la colonna vertebrale, nel torace e nell'addome. L’efficacia della terapia studiata al “Bambino Gesù” è stata documentata con un articolo appena uscito su Nature Medicine, dopo che la prima parte della sperimentazione era stata pubblicata già nel 2023.
«Il primo paziente – riferisce Franco Locatelli, direttore del Dipartimento di Oncoematologia pediatrica del “Bambino Gesù” e coordinatore della sperimentazione, nonché docente di Pediatria all’Università Cattolica del Sacro Cuore – è stato trattato nel 2018 nell’ambito di uno studio di fase 1 e 2. Nella fase 1, oltre a testare la sicurezza, abbiamo identificato la dose raccomandata di cellule Car-T (prodotte a partire dai linfociti dei pazienti e modificate geneticamente per attaccare la molecola Gd2, espressa sulla superficie del neuroblastoma). Globalmente abbiamo trattato un campione di 35 bambini, che ci ha permesso di documentare l’efficacia e di identificare anche i sottogruppi di pazienti che più beneficiano del trattamento: quelli con un carico tumorale limitato, quelli che hanno fallito fino a due linee di terapia e quelli i cui linfociti sono stati raccolti al momento della diagnosi».
Dopo i primi 35 pazienti della sperimentazione clinica «abbiamo potuto trattare – riferisce Locatelli – altri 19 bambini grazie alla sensibilità dell’Ospedale e al meccanismo, concesso da Aifa, dell’uso non ripetitivo, cioè nominale, per pazienti privi di alternative terapeutiche, adottando gli stessi criteri del clinical trial». I risultati ora pubblicati relativi a 54 pazienti parlano chiaro: due pazienti su tre hanno risposto positivamente alla terapia e il 40% ha raggiunto una remissione completa a sei mesi dall’infusione; la sopravvivenza a 5 anni è vicina al 90% se la terapia è somministrata precocemente.
«Nell’articolo su Nature Medicine – aggiunge Locatelli – riportiamo anche il risultato su otto pazienti trattati come consolidamento della prima linea: avevano un’attesa di ricaduta del 50%, invece sette degli otto sono vivi in remissione di malattia. Si può ipotizzare un uso di questa terapia in pazienti neo diagnosticati, magari sostituendo il ruolo del trapianto di midollo autologo, risparmiando così gli effetti collaterali, tra cui la perdita di fertilità».
La soddisfazione di Locatelli è giustificata: «Si tratta del primo prodotto di cellule Car-T che funziona in ambito oncologico pediatrico con risultati particolarmente lusinghieri, sia in termini di risposta, sia in termini di sopravvivenza libera da malattia: questi pazienti sono ormai guariti perché il follow-up è lungo». In più, «le cellule Car-T sono state tutte prodotte all’Officina farmaceutica del “Bambino Gesù”. Il che ha permesso anche di contenere i costi manifatturieri in 80-100mila euro, meno di un terzo dei prodotti commercialmente disponibili per altre malattie, un risparmio importante per il Ssn».
Un successo che funge da incentivo «a continuare a lavorare sulle nuove indicazioni quali leucemie linfoblastiche acute T e sull’osteosarcoma, aggredendo bersagli diversi. Al “Bambino Gesù” stiamo anche lavorando, ancora con Car-T, contro malattie autoimmuni mediate da linfociti B come lupus eritematoso sistemico, dermatomiosite e sclerosi sistemica progressiva».
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