La Cisl a congresso punta su un “patto di responsabilità”
I pilastri della contrattazione, della concertazione e della partecipazione, il nodo dei rapporti (tesi) con gli altri sindacati e le (buone) relazioni con l'esecutivo: cosa c'è in agenda

Le sfide dell’autunno si preannunciano già ben delineate e tutt’altro che semplici da affrontare: guerre e tensioni internazionali, impatto dei dazi, bassa crescita economica, welfare da sostenere, produttività da recuperare e, ovviamente, salari da far crescere e occupazione da tutelare. Scenari su cui il Governo e le parti sociali saranno chiamati a trovare soluzioni per “mettere al riparo” il nostro Paese, il suo sistema economico e sociale, da scossoni potenzialmente esiziali.
Una prima, fondamentale, occasione per un confronto verrà dal XX Congresso della Cisl che si apre mercoledì alle 15 al Palazzo dei congressi dell’Eur di Roma. Ad ascoltare la relazione della neosegretaria generale, Daniela Fumarola, ci saranno 1.034 delegate e delegati in rappresentanza di 4 milioni e 163 mila iscritti. E, nella stessa giornata del 16, prenderanno subito la parola sia il leader della Cgil, Maurizio Landini, che quello della Uil, Pierpaolo Bombardieri. Il 17 a intervenire sarà invece la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Una “seconda volta” significativa per la premier, dopo la sua partecipazione all’assemblea nazionale della confederazione lo scorso febbraio. Il dibattito con gli altri ospiti - esponenti politici, del mondo imprenditoriale ed esperti – permetterà di cominciare a dipanare la matassa dei problemi sul tavolo.
Il titolo stesso scelto per il congresso - “Il coraggio della partecipazione. Responsabilità sociale e umanesimo del lavoro per rigenerare l’Italia e l’Europa” – dà già l’idea dello spirito, fortemente pragmatico, con cui la Cisl vorrebbe affrontare le sfide che abbiamo di fronte. Con l’obiettivo esplicito di arrivare a stringere quello che si potrebbe chiamare “un grande patto della responsabilità”. Per la riuscita del quale, ovviamente, è fondamentale prima un confronto approfondito e senza pregiudiziali tra forze politiche, sindacati e imprenditori e poi l’assunzione, appunto, di una responsabilità tanto da parte delle istituzioni, quanto delle forze sociali per impostare un programma di riforme, di interventi e di nuova contrattazione che possano permettere al Paese di evitare i contraccolpi pesanti delle tante crisi in atto e rimettere il nostro sistema economico-sociale sul sentiero della crescita e del miglioramento della condizione di lavoratori e cittadini. Il modello a cui la Cisl fa riferimento è quello della concertazione e, non a caso, in questi mesi sono stati richiamati gli esempi degli accordi del 1984 sulla scala mobile e del ’93 sulla politica dei redditi. O, meglio, ciò a cui mira il programma della neosegretaria Fumarola è quella di costruire il nuovo sulla base solida dei tre pilastri storici della confederazione: Contrattazione, sempre al primo posto come attività costitutiva del sindacato, Concertazione appunto e soprattutto Partecipazione come obiettivo caratterizzante della Cisl. Con un primo banco di prova, in vista della Legge di bilancio, sulla questione fondamentale del Fisco. Già nella relazione di apertura, infatti, Daniela Fumarola proporrà un intervento deciso sul fiscal drag - il meccanismo che in questi anni ha drenato decine di miliardi dai salari per effetto dell’inflazione - l’alleggerimento del cuneo fiscale e l’adeguamento del valore delle pensioni.
Temi concreti, ma certamente sotto i riflettori finiranno anche i (buoni) rapporti con l’esecutivo di centrodestra, nel quale da un mese è stato chiamato anche l’ex leader Cisl, Luigi Sbarra, come sottosegretario con delega al Mezzogiorno. Le critiche sull’opportunità di un passaggio così repentino dalla confederazione al Governo non hanno trovato grande spazio nel percorso degli oltre 13mila congressi nei posti di lavoro e strutture locali. Nella Cisl il valore dell’autonomia è radicato, fin da quando nel 1969 fu stabilita l’incompatibilità tra incarichi politici e sindacali e nessuno, neppure i più critici all’esterno del gruppo dirigente, pensano che possa essere messo in discussione. D’altro canto, tanto con i governi democristiani un tempo, quanto con quelli di centrosinistra e centrodestra più recentemente sono andate in scena sia grandi proteste sia importanti accordi. Piuttosto, la partecipazione di Sbarra alla compagine meloniana, pone una responsabilità in più in capo all’Esecutivo e offre al sindacato un interlocutore che parla la stessa lingua.
Più difficile sarà la ricostruzione dell’unità d’azione con Cgil e Uil, messa a dura prova nei mesi scorsi dalla diversa valutazione della politica economica del Governo Meloni che ha portato Landini e Bombardieri a proclamare due scioperi generali separati, nonché l’iniziativa referendaria della Cgil che la Cisl non ha condiviso. Persino sui contratti nazionali gli approcci sono stati divergenti: mentre nel settore privato sono stati rinnovati unitariamente, quelli nella Pubblica amministrazione hanno registrato forti divisioni, con la Cgil che ha rifiutato la firma. L’atteggiamento di Fumarola, anche in questo caso, sarà pragmatico: l’unità resta un valore primario, va ricercata con impegno preventivamente, ma sempre sul merito delle cose, senza cedere a pregiudiziali politiche o avallare progetti considerati impropri per il sindacato. Sarà possibile in queste condizioni vincere le sfide della partecipazione e della concertazione? Alcune risposte cominceranno a delinearsi già mercoledì.
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