In Italia troppi antibiotici inutili (e 12mila morti all'anno)

Avanza la pandemia silente. Il nostro Paese è tra i peggiori nell'abuso di questi farmaci. Speranze dalla ricerca: nel 2025 introdotti nove nuovi medicinali
November 18, 2025
In Italia troppi antibiotici inutili (e 12mila morti all'anno)
Ricercatori all'opera nei laboratori dell'Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Milano) /Ufficio stampa Humanitas
Li assumiamo con troppa leggerezza e in modo inappropriato. Spesso per un banale mal di gola, o per un raffreddore, o dopo qualche colpo di tosse. Ricorriamo agli antibiotici persino quando siamo colpiti da infezioni virali, per le quali i batteri non c’entrano nulla. Lo sproporzionato, inutile e dannoso ricorso a questi farmaci, che invece andrebbero utilizzati solo in caso di reale necessità e su prescrizione medica, ha creato una capacità di adattamento e resistenza di molti batteri abituati oggi, anche a causa di questo processo, ad eludere e resistere agli antibiotici e a provocare danni irreparabili. È il cosiddetto fenomeno dell’antibioticoresistenza, ormai ribattezzato come la “pandemia silente”, e per il quale il nostro Paese è tutt’altro che virtuoso.
La Giornata europea degli antibiotici di questo martedì, (nell’ambito della Settimana mondiale della consapevolezza antimicrobica promossa dall’Oms), è servita a fare il punto sul fenomeno e a dare i numeri. Purtroppo, ancora peggiori delle previsioni: entro il 2050 sono previsti 39 milioni di morti nel mondo, mentre le precedenti stime, risalenti al 2014, parlavano di 10 milioni di decessi. A livello globale, si calcola che l’Amr (la resistenza antimicrobica) costi ai sistemi sanitari 66 miliardi di dollari all’anno.
E il Vecchio continente? Ogni anno in Europa sono più di 35mila, 12mila delle quali in Italia, le morti dovute alle infezioni da microrganismi resistenti agli antimicrobici. Nel nostro Paese, poi, l’uso degli antibiotici supera del 10% la media europea, soprattutto nelle regioni del Sud, nonostante una riduzione del 5,1% nel 2024; l’impatto economico per la sanità pubblica è calcolato in 2,4 miliardi l'anno, con 2,7 milioni di posti letto occupati a causa di queste infezioni. Lo si rileva da un report dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), la cui sede, per l'occasione, è stata simbolicamente illuminata di blu. I dati del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), citati dall’Aifa, dicono che ogni anno nell’Ue 4,3 milioni di persone contraggono almeno un’infezione correlata all’assistenza sanitaria durante la degenza in ospedale, ogni giorno un paziente ricoverato su 14. Molte di queste infezioni sono sempre più difficili da curare perché, si legge nella nota, «1 microrganismo su 3 è ormai resistente a importanti antibiotici, limitando così le opzioni di trattamento», mentre il 3% dei residenti nelle strutture sociosanitarie a lungo termine va incontro ad almeno un’infezione legata all’assistenza stessa.
L’Ecdc indica «un cammino in salita più o meno per tutti i Paesi europei»; con l'Italia che, «nonostante flebili segnali di miglioramento, rimane tra le realtà più critiche», osserva il presidente dell’Aifa, Robert Nisticò, per il quale «è necessario adottare un approccio globale One-Health, agendo nella direzione comune di un uso appropriato di questi farmaci in ambito umano, veterinario e zootecnico, e incentivare la ricerca, soprattutto quella indipendente». I 12mila decessi annuali in Italia, evidenzia il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Rocco Bellantone, «sono pari a un terzo di tutti quelli registrati tra i pazienti ricoverati in ospedale. Per alcuni microrganismi c'è qualche segnale di miglioramento, mentre per altri, come per l’Enterococcus faecium, resistente alla vancomicina, l'andamento è in continuo aumento. «Abbiamo dinanzi una sfida grande e difficile – commenta Andrea Piccioli, direttore generale dell’Iss –, dobbiamo trasformarla in un’opportunità per costruire sistemi nazionali più robusti, interconnessi e resilienti contro le minacce sanitarie transfrontaliere».
Di fronte ad un quadro allarmante, è la ricerca, come sempre, a donarci più di una speranza. L’Aifa, solo nel 2025, ha introdotto nel Fondo dei farmaci innovativi ben 9 nuovi antibiotici attivi contro le infezioni multiresistenti. Attualmente, secondo l'Oms, nel mondo ci sono 90 farmaci antibiotici in sviluppo clinico, 232 in sviluppo preclinico e 155 vaccini allo studio contro le infezioni batteriche resistenti. In questo caso, l’Italia brilla con centri di eccellenza come il Biotecnopolo di Siena, che si concentra su una strada nuova che sta invadendo con successo numerosi ambiti patologici, dalle malattie polmonari alle emicranie, fino ai tumori: gli anticorpi monoclonali. «I batteri resistenti avanzano con rapidità sorprendente – afferma il direttore scientifico dell’istituto toscano, Rino Rappuoli –. Gli anticorpi monoclonali offrono una risposta concreta. E mostrano che la ricerca può aprire nuove strade».

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