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Se la politica liberale è la sola che luccica

Alfonso Berardinelli venerdì 12 maggio 2023
Sull’uso del termine “liberalismo” si sono da tempo diffusi diversi equivoci. Preso in sé come teoria politica viene di solito considerato una specie di residuo ottocentesco, superato, o da superare e da accantonare sempre di nuovo. Come dire: che cosa ce ne facciamo di un’idea che è nata per difendere anzitutto la libertà individuale? Chi è liberale pensa solo a sé, è un borghese che teme sia la democrazia che il socialismo. Il borghese liberale vede infatti come una minaccia alla propria posizione sociale e ai propri privilegi coloro che mettono al primo posto il “popolo” e la giustizia economica. Ma in senso lato, nel corso dell’ultimo secolo il termine circola prevalentemente come aggettivo o in associazione a qualcos’altro che ne neutralizzi il rischio individualistico. Parliamo correntemente di liberal-democrazia e a volte di liberal-socialismo per tenere insieme giustizia e libertà. La democrazia pensa al dominio e ai diritti delle maggioranze e lascia in ombra l’individuo. Il socialismo pensa a una radicale riforma economico-sociale che renda anzitutto giustizia alle classi lavoratrici, eliminando l’arbitrio degli imprenditori e datori di lavoro: l’individuo in sé resta quindi fuori dai suoi programmi. Nell’ultimo numero della rivista “Una città. Mensile di interviste” il filosofo della politica Michael Walzer parla dell’aggettivo “liberale” associabile tanto al socialismo che al nazionalismo. Esistono dunque due liberalismi, uno di sinistra e uno di destra. Walzer vuole salvare le virtù della “tradizione liberale” dalla crisi evidente e irreversibile del liberalismo, diffamato perché spesso confuso con il liberismo economico senza controllo che affida tutto al mercato. Senza l’aggettivo “liberale”, sono pericolose sia le politiche di sinistra che quelle di destra, dice Walzer: sia il socialismo e la democrazia che il nazionalismo. Si dichiara seguace di Carlo Rosselli, ma cita anche la sua attrice preferita, Lauren Bacall, secondo cui liberali sono “le persone che non hanno una mentalità ristretta”... Definizione che Walzer integra così: «È liberale chi può partecipare a discussioni in cui non deve per forza prevalere, che può convivere con coloro con cui è in disaccordo, con chi ha differenti fedi e ideologie». Il liberalismo perciò oggi non ha bisogno di dominare come sostantivo, gli basta partecipare e collaborare in forma di aggettivo. © riproduzione riservata