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Gli appunti di Musil dal fronte italiano: che meraviglia la prosa quando è breve

Alfonso Berardinelli sabato 26 gennaio 2013
La prosa breve coincide e non coincide con la prosa poetica, ma certo uno dei suoi massimi autori, Baudelaire, usò la formula «poemetti in prosa». La prosa breve non è propriamente racconto, anche se a volte racconta: succede in Kafka. La prosa breve non è neppure saggistica: la razionalità discorsiva, per quanto libera e stravagante, è un'altra cosa. Ma i Minima moralia di Adorno e Crepuscolo di Horkheimer sono prose brevi socio-filosofiche, a metà strada fra Nietzsche e i moralisti francesi. Fra gli anni Venti e Trenta in Italia abbiamo avuto l'elzeviro e la prosa d'arte: e qui bisogna citare Pesci rossi di Emilio Cecchi. Ma quando penso all'energia che può concentrarsi in una prosa breve, penso soprattutto a Robert Musil. In fondo perfino il suo vasto romanzo L'uomo senza qualità può essere letto, più che come un romanzo-fiume, come un sapiente mosaico di elzeviri analitico-narrativi: viene smontato il flusso delle percezioni, isolate e restituite come molecole fluttuanti, disponibili a combinazioni inaspettate. Con le sue Pagine postume pubblicate in vita (1936), Musil ha toccato uno dei vertici della prosa breve.Le edizioni Via del Vento, nella minicollana «Testi inediti e rari del Novecento», hanno pubblicato Narra un soldato, a cura di Claudia Ciardi, una serie di scritti che si potrebbero definire «perfettamente sperimentali». Nel momento stesso in cui Musil prova a scrivere qualunque cosa, si ha l'impressione che proceda senza direzione e metodo, eppure ogni frase, ogni movimento ritmico, fra descrizione, racconto e riflessione, sono perfetti. Tutto è chiaro eppure misterioso come se emergesse dal vuoto, immune da ogni significato preconcetto. Un solo esempio: siamo in guerra, Musil soldato austriaco sul fronte italiano. Passa un aereo e lancia «qualcosa». Lui sente un suono che «non si lascia descrivere». Ed ecco: «Non ho mai fatto nessuna riflessione su Dio, ma proprio allora doveva essermi venuto in mente, senza farci caso: così è, quando Dio vuole annunciare qualcosa. Il pensiero c'era. Non mi potevo muovere. Il suono era diretto a me. Lo aspettavo».