Battaglia: «La mia musica crea ponti, anche di pace»

Il pianista e compositore da anni alla Chigiana lavora su progetti di fusione tra talenti di formazione classica e strumentisti improvvisatori del jazz. «Il mio metodo agisce su un’unica materia»
July 15, 2025
Battaglia: «La mia musica crea ponti, anche di pace»
foto Caterina Di Perri | Il pianista e compositore Stefano Battaglia durante uno dei suoi concerti
Definire Stefano Battaglia pianista e compositore di “frontiera”, tra il jazz e la classica, è riduttivo, perché per lui esiste solamente la definizione di «musicista». È cresciuto con accanto una nonna pianista, di Milano, la città dove è nato 60 anni fa. «È la nonna che mi ha introdotto alla musica classica e all’ascolto di quei magici improvvisatori al pianoforte come Svjatoslav Richte, splendido interprete di Bach e del repertorio barocco che ebbi la fortuna di sentire da ragazzino a un concerto al Teatro delle Vigne a Lodi». A 14 anni, sul piatto del suo giradischi all’improvviso Bach cede il passo a Facing in you di Kate Jarrett e Open to love di Paul Bley. «Consumando la puntina su quei due dischi compresi che il jazz mi dava la possibilità di sincretizzare al pianoforte più passioni diverse. E questo è un seme che ho coltivato fino ad oggi e che mi permette di combinare i diversi linguaggi in maniera più armonica. Tutto ciò lo faccio anche da un punto di vista pedagogico, attraverso un metodo puro che agisce su un’unica materia musicale». La materia della classica dell’Accademia Musicale Chigiana che si fonde con i suoni di Siena Jazz, le due realtà in cui da tempo opera Stefano Battaglia.
«Il mio ensemble, Tabula Rasa, nasce proprio come patto d’amicizia e di unione tra le due realtà che sposano la stessa filosofia, la necessità di recuperare l’unità». La musica di Battaglia vuole recuperare anche la poesia civile di Pier Paolo Pasolini, al quale con il bassista tedesco Manfred Eicher aveva già dedicato un disco vent’anni fa, Re Pasolini e ora con la cantante Elsa Martin ha pubblicato l’album Lyra. «Per Lyra ho selezionato le sue poesie in friulano per entrare in una zona metalinguistica, che va oltre la sintassi e la vasta poetica artistica di Pasolini, per diventare materia più volatile e più vicina all’espressione della musica. La voce di Elsa Martin con la sua friulanità vocale, per nascita e appartenenza, mi ha fatto da guida in questo disco che ritengo molto prezioso ». Ma la produzione di Battaglia si impreziosisce ancora di più con i tre dischi raccolti nell’altro album Kum! prodotto dalla neonata etichetta Centripeta. Kum! all’ascolto fa pensare a un viaggio esoterico e spirituale quanto Pastorale, il progetto (del 2010) di Battaglia in duo con il percussionista Michele Rabbia.
«Per me la musica è un momento di ricerca ed esplorazione e non c’è dubbio che cerco sempre qualcosa di divino dentro ad ogni percorso. Trovo che in fondo l’esercizio del musicista è una pratica religiosa, la ritualità dell’esercizio stimola il muscolo della creatività. Lo strumento poi esige un corpo sempre in perfetta forma fisica e spirituale e quindi la vita del musicista puro dovrebbe tendere quasi al monachesimo. Io sono molto attratto dai monaci e negli anni ho coltivato l’amicizia con il priore Enzo Bianchi andando ospite, quando c’era ancora lui, nella comunità di Bose». Tornando a Kum! tutti gli strumenti dell’orchestra si riunisco attorno al pianoforte di Battaglia in un viaggio scandito da una particolare tripartizione. «Kum! è un viaggio dantesco. La tripartizione è legata al concetto di improvvisazione miracolosa che nel primo disco, Kum! appunto si esplicita nella resurrezione di Lazzaro per mano di Gesù. Il secondo disco, Qawm, risente delle influenze delle armonie e dei suoni delle civiltà mediorientali. Infine, nel terzo disco, Goum, ho trovato un “equilibrio triangolare”: la grafica mistica che si combina grazie a due strumenti alla base e il solista posto al vertice che è responsabile e cerimoniere umile della preghiera».
Un lavoro estremamente complesso, quanto affascinante, realizzato in quel laboratorio permanente che è la Chigiana. in cui «ad ogni stagione è straordinaria la fusione tra gli improvvisatori del jazz e gli strumentisti presi dal serbatoio classico chigiano». Battaglia nei prossimi mesi esce ancora con la riproposta del doppio disco live del 2011 Musica salva «registrato con Stefano Onerio che da 30 anni è il mio tecnico del suono», sottolinea dalla Turchia dove è impegnato con il sassofonista Tamer Tamel in un progetto di musica estremamente solidale. «La produzione 2024 dell’Ensemble Tabula Rasa - Una terra due popoli- sarebbe dovuta diventare un inno di pace. Simbolicamente avevo scritto musica per due solisti, uno di cultura araba ed uno di cultura ebraica. Purtroppo, il musicista ebreo, dopo un iniziale entusiasmo responsabile, ha infine scelto di non partecipare per timore di essere strumentalizzato mediaticamente ed equivocato da una certa parte della sua comunità. Il concerto ha comunque avuto il privilegio di accogliere Harry Lambrakis, il virtuoso di ney grande interprete e improvvisatore di musiche di derivazione ottomana, il cui contributo è invece ormai una preziosa consuetudine per Tabula Rasa Ensemble, sin da Kum!».

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