martedì 7 febbraio 2023
Fra i 28 brani dei Big in gara Ultimo e Mengoni si giocano il podio, delude Giorgia, sorpresa Cugini di campagna. Intimo Grignani, occhio alla variabile Tananai
Amadeus con duce il 73mo festival di Sanremo dal 7 all'11 febbraio

Amadeus con duce il 73mo festival di Sanremo dal 7 all'11 febbraio

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Prepariamoci a fare le ore piccole, anzi, piccolissime dal 7 all’11 febbraio su Rai 1 con il Festival fiume progettato da Amadeus che non solo fa gareggiare ben 28 Big (di cui 6 promossi direttamente da Sanremo Giovani), ma che ogni giorno annuncia nuovi ospiti e superospiti. Ma ieri si è avuto un primo assaggio nella giornata degli ascolti riservati alla stampa a Milano. Molta malinconia, depressione e amori finiti, tanta nostalgia anni 90, uno strabordare di canzoni “giovani” prodotte con lo stampino, qualche delusione come Giorgia con un brano non all’altezza e qualche clamorosa sorpresa come i Cugini di campagna. Il braccio di ferro per la vittoria resta tra un Marco Mengoni sempre di classe e un Ultimo che cala l’asso della melodia, ma occhio a Tananai, che potrebbe essere la scheggia impazzita di Sanremo 2023. Queste le nostre impressioni al primo ascolto, da rivalutare all’Ariston dove può cambiare tutto.

GIANLUCA GRIGNANI. Quando ti manca il fiato. Ballata rock sincera dalla melodia ampia, un testo personale in cui l’artista cerca il riscatto e perdona un padre assente che cerca un dialogo dopo anni. «Perché tu sappia che ti amo lo stesso , e per il resto ognuno giudichi se stesso». Maturo

COLAPESCE e DI MARTINO. Splash. Un up tempo alla Battisti con sfumature alla Malgioglio anni 70, elegante e ballabilissimo, dallo sfondo amaro. «Ma io lavoro per non stare con te, preferisco il rumore delle metro affollate a quello del mare». Originali.

ARTICOLO 31. Un bel viaggio. Il gruppo pioniere del rap anni 90 si riunisce ad hoc, alle musiche spunta Daniele Silvestri. Brano che ricorda i bei tempi, il successo, ma anche le divisioni e le recriminazioni. «Non volevamo crescere / ma è successo tutto a un tratto» però è stato un bel viaggio e adesso c’è da pensare alla famiglia. Nostalgici.

gIANMARIA. Mostro. Il 18enne Gianmaria Volpato clona la canzone con cui ha vinto Sanremo Giovani. Voce personale e arrangiamento dance anni 80: «Ma che ti sembro un mostro? Guarda che sono a posto». Ripetitivo.

ANNA OXA. Sali (Canto dell’anima). Testo di Oxa, Francesco Bianconi, Kaballà e musica di Fio Zanotti per un inno ad elevarsi dalle meschinità del mondo «Libera l’anima/ come stella dell’aurora di un mattino che non c’è». Voce impressionante che svetta nel ritornello, e poi gioca a fare quel che vuole. Outsider.

MR. RAIN. Supereroi . Il rapper Mattia Balardi elogia la normalità, «se avrai paura allora stringimi le mani / perché siamo invincibili vicini». Buone le intenzioni, dolori e lacrime superati grazie all’amore. Musica già sentita, da radio. Banalina.

ROSA CHEMICAL. Made in Italy. Manuel Franco Roncati ambisce a sostituire per eccentricità un Achille Lauro ormai spremuto, e quindi aspettiamoci look stravaganti e provocazioni. Proclama un sovranismo fluido, tra rossetti e poliamori, ma poi sforna un innocuo “ Gioca Jouer 2.0” che farà ballare l’Ariston e non solo. Divertente.

GIORGIA. Parole dette male. Nostalgia per un amore finito, dove si ricordano «la prima fuga al mare in moto d’estate » ma soprattutto «le ultime parole/ quelle dette male». Una ballad sin troppo classica dai toni soul dove la splendida voce di Giorgia risulta trattenuta e senza guizzi. Poco efficace per il podio. Deludente.

LDA. Se poi domani. Luca D’Alessio cerca di riscattarsi da papà Gigi, molla il rap e gioca la carta melodica puntando sul romanticismo adolescenziale. Un ballo del mattone dejà vu. Vecchiotto.

LAZZA. Cenere. Idolo dei giovani Jacopo Lazzarini imbarca Davide Petrella e Dario Faini (Dardust) ed è atmosfera club disco anni 90, tra paure e fragilità. Nonostante la festa, ricordati che sei polvere... Radiofonica.

ARIETE. Mare di guai. La giovanissima Arianna Del Giaccio tallona Madame e per Sanremo arruola Calcutta e Dardust. Quota amore “al femminile”, ma tanto i guai sono sempre gli stessi e occorre non abbandonarsi alla tristezza e rialzarsi. Testo poetico, voce sottile. Lanciata.

SETHU. Cause perse. Marco De Lauri arriva dai Giovani, va di autotune ed è tutta una rincorsa ritmata dietro alla ragazza che lo ha mollato. Sufficiente.

TANANAI. Tango. Alberto Cotta Ramusino in arte Tananai, il bad booy arrivato ultimo allo scorso Sanremo e poi primo in tutte le classifiche e sui social per la sua aria scanzonata, qui indossa il doppiopetto in una canzone da Sanremo anni 90, per cantare l’amore finito a violini spiegati. «Ma chissà perché Dio / ci pesta come un tango». Sarà... Imborghesito.

LEVANTE. Vivo. La cantautrice (al secolo Claudia Lagòna) reagisce alla crisi post parto, «ho sorriso tanto /dentro a questo pianto / ho voglia di credere di potercela fare», con un vitalismo sfrenato. Ma ringrazia anche lassù: «Credo nel Dio che prego /Padre nostro, padre posso andare in cielo? ». Vera indie.

LEO GASMANN. Terzo cuore. Il giovane Gassmann ha un tono di voce vellutato e melodico e canta in un classico up tempo: «Forse volo in un cielo migliore / ma giuro che non ti abbandono /sei il mio terzo cuore». Ragazzine ai suoi piedi. Spaccacuore.

MODA’. Lasciami. «Lasciami…ma ti prego fai che non me ne accorga...Ho bevuto il veleno e ho capito la parte peggiore di me». Sembra un brano d’amore, ma invece la lei che se ne va è la depressione e ritorna la luce. La band funziona, come pure con la voce di Kekko Silvestre, anche autore, ampia e qui equilibrata. Viva i romantici.

MARCO MENGONI. Due vite. «Che giri fanno due vite» si domandano Marco Mengoni e Davide Petrella raccontando i tormenti, gli sbagli, le riconciliazioni a ritmo serrato. Impeccabile come sempre l’interpretazione, il ritornello manca del graffio della hit, ma coi violini dell’orchestra recupererà. Podio.

SHARI. Egoista. Promossa a Sanremo Giovani, la 20enne Shari Noioso, appoggia il suo testo trap sulla musica di Salmo che la produce e vorrebbe «solo qualcuno da amare per fagli del male». Noiosetta.

PAOLA E CHIARA. Furore. Per la quota nostalgia anni 90 ecco la reunion delle sorelle Iezzi per cui si scomodano ben 7 autori. Puntano all’estate con la disco dance: «In questa notte di sole/ furore furore». Parola d’ordine ballare, ballare e ballare. Balla che ti passa..

CUGINI DI CAMPAGNA. Lettera 22. Dopo 53 anni di carriera la storica band partecipa per la prima volta al festival e si affida a La Rappresentante di Lista per musica e testi. Canzone molto bella sull’abbandono, che unisce la dance anni 70 con una interpretazione impeccabile senza tanti falsetti. La mano di Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina compie il miracolo di ripulire la band dall’immagine da macchietta. Sorprendenti.

OLLY. Polvere. Federico Olivieri inizia con una frase poco felice «io innamorato come i ciechi con gli odori/ come i muti coi rumori». Errori di gioventù, per una canzone tutto sommmato positiva anche se dal ritmo ansiogeno. Superflua.

ULTIMO. Alba. Niccolò Morriconi vuole vincere a tutti i costi. Il cantautore romano si avvolge sul pianoforte e innalza sempre più la melodia a pieni polmoni strizzando l’occhio all’orchestra dell’Ariston. «Amo l’alba perché spesso odio la vita mia». Dalla disperazione alla luce su un impianto semplice e intergenerazionale. Classico vincente.

MADAME. Il bene e male. Obiettivamente una fuoriclasse la giovanissima Francesca Calearo per il suo fraseggio trap malinconico e potente. Canta un rapporto difficile, con lui che sbotta e la insulta, e le rime giocano sulla dualità di farsi del bene e del male, su una base disco trascinante. Efficace.

WILL. Stupido. William Busetti è carino ed educato, anche se lei lo ha lasciato lui si sente stupido. Genere vocale “delicato”, ma abbastanza standard. E non è l’unico. Deboluccio.

MARA SATTEI. Duemilaminuti. Il testo di Damiano David dei Maneskin ha il merito di affrontare il tema della violenza sulle donne con la bella voce di Mara Sattei. «Io mi ricordo quando tornavi a casa stanco/ e sotterravi i tuoi problemi dentro fiumi di alcol/ e ogni volta mi dicevi che la colpa era la mia» canta lei piena di lividi. Ma ci vorrebbe uno sprint musicale in più. Impegnata.

COLLA ZIO. Non mi va. Erede de Lo Stato Sociale, la band milanese sa suonare e si sente nel ritornello che si appiccica, in una canzone fra lo scherzo e il nonsense a caccia di ragazze. Strampalati.

COMA COSE. L’addio. Dopo l’exploit sanremese Fausto Zanardelli e Francesca Mesiano riconfermano il loro talento indie e i sentimenti semplici e sinceri. «E sparirò ma tu promettimi che / potrò sempre tornare da te. Perché comunque andrà / l’addio non è una possibilità». Le crisi ci sono, ma non ci si vuole lasciare. Rasserenanti.

ELODIE. Due. «Il nostro amore è nato appena / ma è già finito male». Una Se telefonando caraibica dove la regina dell’estate torna a fare ballare, ma manca il riff tormentone. Radiofonica e niente più.

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