sabato 2 dicembre 2023
Decisivo il contributo scientifico e ingegneristico di Enea, Cnr e Consorzio Rfx. L'impianto è in funzione a Naka
L'impianto a fusione inaugurato anche grazie al contributo italiano a Naka, in Giappone

L'impianto a fusione inaugurato anche grazie al contributo italiano a Naka, in Giappone - Cortesia ufficio stampa Cnr

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Nuovo passo in avanti nella ricerca sull'energia da fusione nucleare. A Naka, in Giappone, è stato inaugurato il reattore sperimentale per la fusione JT-60SA, progettato e costruito nell'ambito dell'accordo "Broader Approach", una collaborazione scientifica tra Unione europea e Giappone. Per l'Italia in prima linea, oltre a governo e imprese, ci sono Enea, Cnr e Consorzio Rfx di Padova, enti che hanno subito sottolineato che "si tratta di un traguardo importante per la comunità scientifica e l'industria, che rende più vicino l'impiego dell'energia da fusione, sicura e rispettosa dell'ambiente".

Alla cerimonia di inaugurazione erano presenti il commissario europeo per l'Energia, Kadri Simson, il ministro giapponese per Istruzione, Cultura, Sport, Scienza e Tecnologia, Masahito Moriyama, il ministro giapponese per la Politica scientifica e tecnologica, Sanae Takaichi, politici di alto livello, rappresentanti dell'industria e la comunità di ricercatori, che hanno assistito dalla sala di controllo alla sperimentazione con il plasma (il quarto stato della materia, ovvero gas ionizzato, costituito da un insieme di elettroni e ioni, la cui carica elettrica totale è nulla). I lavori dell'impianto JT-60SA sono iniziati nel 2007 e sono stati portati a termine nel 2020. Da allora sono stati fatti diversi miglioramenti tecnici. I primi esperimenti con il plasma sono stati avviati alla fine di quest'anno. Il costo complessivo di costruzione dell'impianto è stato di circa 560 milioni di euro, ripartiti tra Europa e Giappone. Il progetto è considerato un esempio di diplomazia scientifica ed è stato elogiato per lo spirito di collaborazione, la gestione efficiente e l'esecuzione esemplare. A Fusion for Energy sono stati affidati sia la gestione dei fondi dell'Unione europea al progetto, sia il coordinamento della fabbricazione di componenti da parte di Paesi che partecipano su base volontaria, come Belgio, Francia, Germania, Italia e Spagna.

''Quanto accade qui oggi - ha affermato Marc Lachaise, direttore di Fusion for Energy - sarà importante domani per decidere il contributo della fusione in un mix energetico privo di carbonio. L'impianto JT-60SA è fondamentale per la tabella di marcia della fusione perché offre ai nostri esperti una possibilità unica nel suo genere di imparare, utilizzare questo dispositivo e condividere queste preziose conoscenze con il reattore sperimentale internazionale (ITER). Inoltre, ha permesso ai laboratori di ricerca e all'industria europei, insieme al Giappone, di lavorare fianco a fianco nello sviluppo di un partenariato significativo''. EUROfusion, il consorzio europeo cui partecipano 31 paesi e 4800 tra ricercatori, personale e studenti, contribuisce scientificamente a JT-60SA insieme agli istituti nazionali giapponesi per la scienza e la tecnologia quantistica che si trovano a Naka. Un progetto dedicato di EUROfusion, a coordinamento italiano attraverso il Cnr e del valore di circa 15 milioni di euro, supporta l'attività di modellazione fisica e di simulazione per la preparazione e l'analisi degli esperimenti, la preparazione di sistemi diagnostici avanzati e la partecipazione alle operazioni del dispositivo.

''In qualità di ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica e program owner del Programma fusione italiano - ha affermato Gilberto Pichetto Fratin - sono molto orgoglioso che l'Italia abbia contribuito al successo con fondi per 70 milioni di euro". Con il coordinamento dell'Enea, l'industria italiana ha fornito cavi superconduttori per i magneti, bobine toroidali superconduttrici, casse di contenimento delle bobine, alimentazione per il sistema magnetico. I componenti sono stati realizzati, appunto, da Enea, Tratos Cavi, Criotec, ASG Superconductors, Walter Tosto, Poseico Power Electronics e OCEM Tecnologie Energetiche. Dal canto suo il Consorzio RFX ha sviluppato tecnologie per le bobine superconduttrici e per il sistema di alimentazione per il controllo del plasma.

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