martedì 21 novembre 2023
Successo per il nuovo album "Souvenir" e il tour
Emma Marrone, 39 anni

Emma Marrone, 39 anni - Glauco Canalis

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«Non sei così lontano/ sei dall’altra parte lì / proprio dietro l’angolo / E tra tutti i miei gesti /io lo so che esisti». Il racconto della nuova Emma Marrone non può che iniziare dai versi dolci e toccanti di Intervallo, il brano da lei scritto per l’amatissimo padre Rosario scomparso un anno fa a soli 66 anni. Si tratta del brano umanamente più importante della cantante salentina fra i nove del nuovo album Souvenir che dall’uscita il 13 ottobre per Capitol /Universal music è in vetta alle classifiche. Anticipato da Mezzo mondo, certificato platino, e Iniziamo dalla fine, Souvenir segna una rinascita dopo un anno di buio, dove Emma raccoglie immagini ed emozioni vissute e si rinnova con i suoni contemporanei elettronici e una vocalità più leggera ed elegante, pur mantenendosi fedele a se stessa. Che sta portando con grinta e passione nei più famosi club italiani con rinnovato successo, nel nuovo tour di 18 date partito il 10 novembre da Nonantola che il 22 e 23 novembre sarà a Padova e poi Milano, Torino e Firenze, dove unisce i nuovi successi alle sue storiche hit. Emma. oggi 39enne, si racconta a cuore aperto ad Avvenire.

Emma, lei è tornata in scena più forte di prima, e il successo di pubblico lo conferma.

Quando vivi queste cose così devastanti e forti, è assurdo, ma riesci a dare un peso giusto a tutte le cose. Io depongo completamente le armi, ho smesso di andare in giro con la corazza, voglio tornare con più forza di prima a fare questo mestiere che tanto ho amato, tanto desiderato e per il quale tanto continuo a sacrificare. Mi sono calmata, anche perché sono stata agitata abbastanza.

La rabbia per la scomparsa improvvisa di suo padre, oggi ha lasciato posto all’accettazione?

Come tutti i grandi dolori quando, tra virgolette, passano, lasciano un vuoto enorme che però sto colmando con tutto quello che la vita mia insegnato e che mio padre stesso mi ha insegnato. So quanto per lui era importante che io seguissi questa carriera. Era molto orgoglioso e quindi l’unico modo per ringraziarlo per tutto quello che ha fatto nella mia vita è stato rimboccarsi le maniche e portare a casa questo disco e questo tour.

Nel brano “Intervallo” si percepisce la certezza di una presenza reale...

All’inizio molte persone mi dicevano di stare tranquilla, che mio padre l’avrei ritrovato in tante cose. Ero scettica, ero troppo devastata: io pensavo solo al fatto che non avevo più il papà e che volevo abbracciarlo. Uno può credere o non credere, ma invece non l’ho mai sentito così vicino come adesso: io mi sento costantemente protetta, i segnali me ne manda talmente tanti che a volte guardo il cielo e dico “Papà, che cavolo mi combini?”.

Da qui il motore per comporre insieme al suo staff una serie di brani molto vari musicalmente, in cui racconta se stessa, ma anche il contemporaneo femminile.

Non tutti cambiamo velocemente alla stregua di quanto cambia velocemente la musica nel mondo. Invece di farmi macinare dal cambiamento mi sono fermata, mi sono presa il mio tempo e ho capito che cosa mi piaceva. Quindi ho lavorato tanto su me stessa e ho capito che la mia voce poteva essere molto altro. Mi confronto anche con la in Amore cane con Lazza o In taxi sulla luna col trapper Tony Effe. Con Lazza e Tony mi sono avvicinato all’urban, ma in realtà resto sempre io. Mi sono approcciata a un mondo che, sotto certi punti di vista, se gestito bene può dare molto, perché la trap è un linguaggio in continua evoluzione.

Emma in altri brani mette al centro la questione femminile. In “Capelli corti” racconta le sue difficoltà di ragazza da sempre anticonformista:

E’ un manifesto femminile a 360°, parlo non solo di me, ma di tutte le donne che hanno il coraggio di guardarsi allo specchio e hanno il coraggio di chiedersi: che cosa voglio veramente dalla vita? Quello che si aspettano gli altri? No. Io voglio essere felice e vivermi la vita come meglio credo anche godendomi delle sciocchezze. Mentre in Sentimentale si parla anche di relazioni tossiche, ma si può uscirne. L’importante è prendere coscienza che non puoi dipendere da un uomo. Quello della violenza è un problema in cui lo Stato e le Forze dell’ordine devono proteggere di più le donne che denunciano.

A proposito, lei parteciperà al concerto “Una nessuna centomila” slittato dallo scorso 26 settembre al prossimo 4 maggio all’Arena di Verona, che raccoglie i fondi per i centri antiviolenza.

Mi dispiace e capisco il disagio della gente che aveva prenotato alberghi, viaggi, biglietti. Però Fiorella Mannoia ha avuto un problema molto serio per cui è stata operata. Senza di lei non si poteva fare perché è lei, come Presidente onoraria della fondazione e direttrice artistica del concerto, che tiene sotto controllo e organizza tutto. Ma si rifarà a Verona, il 4 maggio dell’anno prossimo e saremo lì, artisti uomini e donne insieme.

Lei ha dovuto combattere sin da ragazza con un tumore ovarico, di cui ha parlato apertamente solo l’anno scorso nel documentario autobiografico “Sbagliata ascendente leone” per Prime Video. Lo ha fatto per aiutare le altre ragazze?

Potevo farlo solo in quel modo lì, per spronare le donne a fare più controlli per il tumore ovarico e anche all’utero. Ma non ho mai usato la malattia per smuovere pietismi. Io della mia malattia sono arrivata a parlare a distanza di anni in un documentario, non ho mai detto apertamente prima di avere un tumore. Parlo nel documentario di un tema che è ancora molto poco affrontato, quello della fertilità femminile in Italia. Ne parlo perché ci sono passata e ci passo tutti i giorni, non sono l’unica donna a non avere le ovaie in età così giovane. L’invito è di farsi tenere sotto controllo sempre.

Emma è una di quelle cantati che hanno un pubblico di età molto diverse: come se lo spiega?

Ho un pubblico molto trasversale e questo mi rende infinitamente orgogliosa. Nei confronti delle ragazzine ho un occhio un po’ più attento perché sono tante e anche molto problematiche, perché sono una del popolo e mi fermo a parlare con la gente anche per strada. Ascolto tante storie, poi le mamme mi ringraziano, magari perché ascoltandomi la figlia è uscita dalla bulimia o dall’anoressia. A volte sento una responsabilità e un peso, però questo è il mio modo di essere: se posso aiutare qualcuno a venire fuori da dei problemi, lo faccio.

Un’ultima domanda: ha ancora progetti come attrice dopo l’ottimo esordio nella serie “A casa tutti bene” diretta da Gabriele Muccino per Sky?

Io mi ritengo una battitrice libera nel mio lavoro e ora sono solo concentrata sulla musica. Certo, se mi chiama Pupi Avati fermo il tour e vado, se mi chiama Sorrentino smetto di fare la cantante.

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