sabato 17 giugno 2023
Armando Punzo riceve il Leone d’Oro alla Biennale Teatro di Venezia e presenta “Naturae”. Gli attori del carcere di Volterra: «Premiato anche il nostro impegno»
Armando Punzo in scena a Venezia con "Naturae"

Armando Punzo in scena a Venezia con "Naturae" - Foro di Andrea Avezzu'

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Ciro, Saverio, Tarek, Li Jin, Cuka e Marian non stanno più nella pelle dalla felicità e circondano con affetto applaudendolo il loro regista, Armando Punzo, mentre solleva il Leone d’Oro alla carriera che il Presidente della Biennale di Venezia Roberto Cicutto gli ha consegnato ieri a Ca’ Giustinian su indicazione dei direttori di Biennale Teatro Stefano Ricci e Gianni Forte (ricci/forte), mentre il Leone d’Argento è andato al collettivo fiammingo FC Bergman.
Loro sono i 40 attori attori della Compagnia della Fortezza di Volterra protagonisti dello spettacolo Naturae applauditissimo giovedì in anteprima al Teatro alle Tese dell’Arsenale di Venezia. La Compagnia fondata 35 anni fa da Punzo, è la più importante e innovativa delle compagnie teatrali nate nei penitenziari italiani. I componenti della Compagnia arrivano da Nord e Sud Italia, Albania, Romania, Ucraina, Serbia, Nordafrica, Africa subsahariana, hanno età e storie diverse, ma sanno che quel Leone premia le loro fatiche e il loro impegno capace di riscattarli da vite difficili ed errori per cui stanno scontando pene anche molto lunghe. Proprio per questo i loro volti e i loro corpi donano al teatro una verità dirompente. Non stiamo parlando di carcerati che fanno gli attori, ma di veri attori che vivono in carcere. «Il teatro di Armando Punzo, nato in un luogo speciale con attori speciali, è soprattutto arte» ha ribadito il presidente della Biennale Cicutto.

Risultato di un processo di ricerca durato oltre otto anni, Naturae nasce dalle riflessioni sul teatro shakespeariano iniziate da Armando Punzo nel 2015 e dal confronto con il surrealismo magico di Jorge Luis Borges. Visibilmente commosso Armando Punzo ha detto: «Con la mia compagnia ho dimostrato che è possibile creare arte in un luogo destinato ad annichilire l’uomo, da un lato la massima chiusura del carcere e dall’altro la libertà del teatro… Se siamo qui vuol dire che è possibile fare altro, non dobbiamo guardare solo le pieghe buie, c’è possibilità di luce e di speranza». Punzo ha poi annunciato la costruzione del primo teatro stabile all’interno di un carcere e una tournée europea. Intanto questo Naturae sarà anche al Piccolo Teatro Strehler di Milano il 17 e 18 febbraio 2024, mentre dal 28 luglio al 3 agosto la Compagnia della Fortezza presenterà nel carcere di Volterra un nuovo lavoro ispirato al libro di Vito Mancuso I quattro maestri, dedicato a Confucio, Socrate, Buddha e Gesù.

Naturae indaga la possibilità che l’uomo possa uscire dalla gabbia del proprio ruolo dimostrando di potersi evolvere, come fanno i surreali e coloratissimi personaggi che si muovono con perfetta sincronia su un candido tappeto di sale, sfidando il regista-capocomico che vorrebbe sottrarsi all’immutabilità di personaggi come Desdemona o Calibano o Otello, abbigliati con i magnifici costumi di Emanuela Dall’Aglio. Un movimento continuo fra danze di dervisci rotanti e uomini incatenati a gabbie di legno sulle musiche esaltanti di Andreino Salvadori porta a un ricco e liberatorio finale fra sorrisi e colori. Perché, come spiega Punzo «l’homo sapiens è solo una fase, dobbiamo lavorare per guadagnarci l’homo felix».

Armando Punzo riceve il leone d'oro dalla Biennale di Venezia circondato dai suoi attori

Armando Punzo riceve il leone d'oro dalla Biennale di Venezia circondato dai suoi attori - Foto di Andrea Avezzù


Ed quello che pensano i suoi attori. «Qui c’è lo spazio delle infinite possibilità. Un presente parallelo che ricrea la vita» scandisce il testo di Punzo recitate dal vivo con voce impeccabile fuori campo da Fabio Valentino. «E pensare che una volta faticavo a capire e a parlare l’italiano – ci racconta Fabio, 34 anni, nato a Napoli, da nove anni nella compagnia di Punzo - Io entro in carcere a Poggioreale con una terza media presa con le unghie. A Poggioreale ho iniziato a fare corsi di scrittura e di lettura. Poi arrivo a Volterra dove c’era il teatro che per me era una stanza con parecchie persone che leggevano e affrontavano dei temi di cui non capivo nulla. Ma ho pensato subito che era un luogo che poteva aiutarmi nella mia ricerca già in atto di una maturazione». Fabio poi comincia a capire e ad appassionarsi perché «attraverso il teatro potevo dare forma alle immagini che io avevo già dentro di me» aggiunge e dallo spettacolo Shakespeare. Know Well non ha mancato una rappresentazione della Compagnia crescendo sempre di più.
Lucio Di Iorio è un bolognese di 52 anni con un viso intenso alla Eduardo de Filippo: in scena con gesto lento e accorto interpreta un bibliotecario «che rappresenta la cultura». «Sono arrivato 7 anni fa, nel 2017 nella Compagnia della Fortezza, e ho fatto tutti gli spettacoli da Beatitudo - spiega appassionato - Armando c’è dal mattino alla sera, puoi frequentare la sala prove 2 o 3 ore la mattina e 3 o 4 al pomeriggio. Quando si entra in quella stanza automaticamente si lascia fuori l’ordinarietà perché è una stanza dove deve esplodere la straordinarietà per tirare fuori l’atto artistico». «Ho incontrato per caso il teatro nel carcere di Prato dove frequentavo l’istituto tecnico e dove si facevano delle recite finali – ricorda –. Poi ho scelto di venire a Volterra anche per il teatro che qui ho trovato appassionante da matti. Il teatro di Armando non si può fare se sotto non si crea una base culturale molto forte e a me questo interessava molto. Il teatro è un gioco, ma per fare questo gioco occorre metterci impegno e abnegazione se non si riesce a giocare».

Occhi scurissimi e un po’ diffidenti sono quelli di Paul Cocian, romeno di 38 anni, da 4 anni nella compagnia, che in Naturae recita parlante «una entità che rappresenta l’Infinito» ci spiega. Come è cambiata la sua vita? «Non è un processo consapevole – spiega modesto –. Io ho incontrato il teatro al carcere di Sollicciano 6 anni fa, mi era piaciuto da subito e sapevo che a Volterra si faceva ricerca in maniera ancora più profonda». L’arte troppo spesso si scontra con la durezza della vita quotidiana in carcere, una cosa che per Paul «è difficile, ho scelto il teatro perché non voglio la vita quotidiana, a me piacerebbe stare dentro sempre in quelle condizioni che sono surreali, non irreali» aggiunge commuovendosi per un attimo, mentre ci racconta anche il suo nuovo progetto musicale all’interno del carcere.

«L’attore della Compagnia della Fortezza è un performer che è consapevole del varco tra la vita quotidiana e l’arte e cerca di fare in modo che questa barriera sia cancellata sempre di più, che lo spazio dell’arte e della ricerca invada la vita quotidiana» aggiunge con passione Fabio. E quando arrivano gli applausi del pubblico che incontrano nei loro spettacoli? «Io sono felicissimo, vorrei che tutti i giorni fosse quell’attimo lì» sorride Lucio. Paul si fa serio: «Io sono contento di avere raggiunto un obiettivo, quello di avere fatto crollare l’immagine che tu hai di me. Ma il mio obiettivo è anche di fare crollare me stesso. Se mi guardo nei tuoi occhi e vedo come sono, sono contento di averti portato questa altra parte di me».

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