Musica per lo spirito nel nome della Madre (video)

Non c’è dubbio che alla Vergine siano state dedicate molte pagine di musica. Con le Ave Maria composte dai musicisti di ogni tempo si potrebbe sgranare il più bello dei rosari. All’interno di un paesaggio sonoro sconfinato, un’isola particolare è costituita dai brani scritti appositamente per la festa dell’Assunta. È un gruppo non vasto (più facilmente una Messa o un mottetto hanno una dedicazione mariana generica, così da poter essere utilizzati nelle feste di tutto l’anno) eppure denso di capolavori. Alle parole dell’offertorio proprio della Messa del 15 agosto, Assumpta est Maria in coelum (utilizzate con alcune varianti come antifona nelle lodi e nei vespri) hanno dedicato la loro arte William Byrd, Gesualdo da Venosa e naturalmente Giovanni Pierluigi da Palestrina. Delle due versioni realizzate dal princeps musicae la più nota ed eseguita è quella a sei parti. Un brano che si avvia intrecciando le voci nelle regioni più acute e si fa via via più festoso, mentre le voci si aggregano in gruppi sempre diversi per suggerire i cori molteplici degli angeli.
BFx_20pj3WQ;430;242 Giovanni Pierluigi da Palestrina
Assumpta est Maria
Assumpta est Maria
a sei vociDal materiale melodico del mottetto Palestrina ricavò la
Missa Assumpta est Maria
Missa Assumpta est Maria
. Tra le ventidue Messe a sei voci scritte dal maestro è la più apprezzata insieme alla
Missa Papae Marcelli
Missa Papae Marcelli
. La imparentano a questa partitura, assurta a simbolo musicale della Riforma cattolica, le sonorità brillanti (la
Assumpta est Maria
Assumpta est Maria
vede il raddoppio di soprani e tenori), l’enfasi positiva, l’uso di "tonalità" maggiori, l’alternanza tra passaggi contrappuntistici, in cui le parti si inseguono e sovrappongono come "nastri" autonomi, a blocchi omofonici, in cui le voci declamano in modo "corale" il testo.
IksdCSgB--g;430;242 G. P. da Palestrina Assumpta est Maria. The Tallis Scholars, Peter PhillipsLa Messa, scritta probabilmente nella tarda età del maestro, godette di grande fama, più di altre opere dell’autore, e venne più volte pubblicata. Basti pensare che se della
Papae Marcelli
Papae Marcelli
, in assoluto la Messa palestriniana più fortunata dal punto di vista storico, tra Cinque e Ottocento si conoscono quattordici edizioni, della
Assumpta est Maria
Assumpta est Maria
ce ne sono otto: la gran parte delle opere palestriniane fino al secolo scorso non andarono oltre la prima pubblicazione a cura dell’autore, quando non rimasero manoscritte. Ed è significativo che la messa sia stata cantato fino in anni non lontani nelle liturgie protestanti: la bellezza scultorea delle armonie di Palestrina danno infatti perfetto risalto e chiarezza alle parole sacre. E così i principi del Concilio tridentino e della Riforma si incontrano nel terreno comune della bellezza.A un secolo dopo la morte di Palestrina risale l’altro grande capolavoro liturgico in onore della Vergine d’agosto. È la
Missa Assumpta est Maria
Missa Assumpta est Maria
di Marc-Antoine Charpentier. Siamo a Parigi. Charpentier è tra le stelle di un firmamento musicale che, riunito alla corte del Re Sole, vede artisti come Couperin, Lully, Marais, Delalande. Siamo uno dei momenti più alti della civiltà musicale europea, e la Messa - il capolavoro di Charpentier in questo genere - ne è uno dei vertici.
7MMn-nnsBbY;430;242 M. A. Charpentier
Messe er motets pour la Vierge
Messe er motets pour la Vierge
, Jordi Charpentier, conosciuto ai più specialmente per il preludio del
Te Deum
Te Deum
, ossia la "sigla dell’Eurovisione", è forse il più "mariano" dei compositori, in piena sintonia con la contemporanea predicazione Louis-Marie Grignon de Montfort. Alla Madonna ha dedicato numerose ispiratissime pagine (si recuperino per l’occasione il
Canticum in honorem Beatae Virginis Mariae
Canticum in honorem Beatae Virginis Mariae
, splendido dialogo tra uomini e angeli, o lo
Stabat Mater pour des religieuses
Stabat Mater pour des religieuses
, pagina di una bellezza struggente e semplicità infinita). La Messa per l’Assunta, eseguita la prima volta nella Sainte Chapelle di Parigi forse nel 1699 o negli anni successivi, è una delle più ricche dal punto di vista dell’organico (richiede soli, un coro a sei voci, un’orchestra piuttosto ampia per l’epoca e basso continuo) eppure sorprende fin dalle prime note. Non un’esplosione di suoni e di effetti ma una dolcezza densa, malinconica eppure ricca di calore che si allarga e avvinghia poco a poco, pervadendo anche passaggi solitamente festosi come il Gloria e il Credo. È una partitura di paradossi, come vertigine paradossale è Maria, Vergine e Madre, che parla al cuore perché solo il cuore li sa ascoltare e sciogliere.
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