Agevolazioni per i giovani e regole flessibili, la Ue rivede la politica agricola
di Andrea Zaghi
Per ora sono tutti contenti. A leggere commenti e aspettative all'indomani del via libera alla revisione della Politica agricola comune (Pac) da parte dell'Ue in vista del 2020, governo e agricoltori appaiono schierati sulla stessa linea: quanto approvato è cosa buona. E in effetti così pare essere. Sempre che dopo la teoria vi sia una pratica conseguente. Ciò che è subito certo, comunque, come accade purtroppo raramente in Europa, è che il risultato conseguito è in buona parte merito del lavoro degli italiani a Bruxelles e a Lussemburgo.
Il succo dei risultati arriva dalla sintesi fatta dal ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina che in una nota ha spiegato: «Dal 1 gennaio 2018 ci saranno più semplificazioni e progressi importanti per l'agricoltura italiana. C'è più spazio per il sostegno ai giovani agricoltori, un taglio concreto di vincoli burocratici e un'attenzione maggiore alla questione cruciale della gestione del rischio, che vede un miglioramento degli strumenti a disposizione». Guardando più al dettaglio, il cosiddetto "pacchetto omnibus" prevede più flessibilità per identificare la figura dell'agricoltore attivo e nell'applicazione degli aiuti per i piccoli agricoltori; una maggiore semplificazione nelle regole oltre che la possibilità di aumentare i pagamenti per i giovani agricoltori. Circa la gestione del territorio e dei rischi, l'Ue ha abbassato dal 30 al 20% la soglia minima di danno per far scattare l'erogazione dei risarcimenti. Circa i mercati, poi, vengono rafforzate le organizzazioni dei produttori.
Positivi, come si è detto, i commenti pressoché di tutti. Di un «risultato importante per le imprese agricole e per il Paese», parla la Coldiretti che sottolinea soprattutto gli aspetti relativi ai rischi e la valorizzazione della figura dell'agricoltore attivo. D'accordo anche la coalizione Agrinsieme (Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza Cooperative Agroalimentari), che tuttavia segnala la questione della possibile forte rinazionalizzazione della Pac con conseguenti distorsioni del mercato.
Ma rimane il fatto più importante: l'Italia s'è mossa parlando una voce sola. E ha fatto qualcosa di importante come bene ha spiegato Paolo De Castro (primo vice-presidente della commissione Agricoltura del Parlamento Ue ed ex ministro dell'agricoltura italiano) che intervenendo nel dibattito ha detto: «La portata delle innovazioni introdotte nell'ambito della semplificazione, della gestione dei rischi e delle misure di mercato, fa sì che questo lavoro si configuri come una vera e propria riforma di medio termine della politica agricola comune».
Il succo dei risultati arriva dalla sintesi fatta dal ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina che in una nota ha spiegato: «Dal 1 gennaio 2018 ci saranno più semplificazioni e progressi importanti per l'agricoltura italiana. C'è più spazio per il sostegno ai giovani agricoltori, un taglio concreto di vincoli burocratici e un'attenzione maggiore alla questione cruciale della gestione del rischio, che vede un miglioramento degli strumenti a disposizione». Guardando più al dettaglio, il cosiddetto "pacchetto omnibus" prevede più flessibilità per identificare la figura dell'agricoltore attivo e nell'applicazione degli aiuti per i piccoli agricoltori; una maggiore semplificazione nelle regole oltre che la possibilità di aumentare i pagamenti per i giovani agricoltori. Circa la gestione del territorio e dei rischi, l'Ue ha abbassato dal 30 al 20% la soglia minima di danno per far scattare l'erogazione dei risarcimenti. Circa i mercati, poi, vengono rafforzate le organizzazioni dei produttori.
Positivi, come si è detto, i commenti pressoché di tutti. Di un «risultato importante per le imprese agricole e per il Paese», parla la Coldiretti che sottolinea soprattutto gli aspetti relativi ai rischi e la valorizzazione della figura dell'agricoltore attivo. D'accordo anche la coalizione Agrinsieme (Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza Cooperative Agroalimentari), che tuttavia segnala la questione della possibile forte rinazionalizzazione della Pac con conseguenti distorsioni del mercato.
Ma rimane il fatto più importante: l'Italia s'è mossa parlando una voce sola. E ha fatto qualcosa di importante come bene ha spiegato Paolo De Castro (primo vice-presidente della commissione Agricoltura del Parlamento Ue ed ex ministro dell'agricoltura italiano) che intervenendo nel dibattito ha detto: «La portata delle innovazioni introdotte nell'ambito della semplificazione, della gestione dei rischi e delle misure di mercato, fa sì che questo lavoro si configuri come una vera e propria riforma di medio termine della politica agricola comune».
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