venerdì 2 dicembre 2016
Ino-Tav della Valsusa esistono e lottano da venticinque anni, che sono stati spesso molto difficili, di crescita interna e chiarificazione tra le varie componenti della popolazione locale, di scontri con le forze dell'ordine e una certa magistratura e con un'opinione pubblica (una stampa! una tv!) non sempre favorevoli a resistenti e manifestanti. Ma alla fine sono stati anni in qualche modo vittoriosi, non solo per la quasi totale partecipazione della popolazione della Val di Susa e per lo straordinario esempio di democrazia nella gestione delle iniziative, ma anche perché il progetto della linea superveloce Kiev-Lisbona, ecologicamente disastrosa, è stato modificato e congelato in seguito alle mille critiche stimolate dai resistenti (giustificate ed efficaci al punto che alle ultime elezioni comunali nel capoluogo piemontese è stata eletta sindaco una loro sostenitrice). Un libro recente ricostruisce la storia di questi "25 anni di lotta", Un viaggio che non promettiamo breve (Einaudi Stile Libero) e ne è autore Wu Ming 1 che ha già scritto per lo stesso editore, insieme a Roberto Santachiara, una notevolissima ricostruzione, appena romanzata, di storie di alpinismo e guerra coloniale, Point Lenana. Nel nuovo "viaggio" la storia ci è più vicina, e la documentazione prevale sull'ambizione epico-romanzesca, ché troppo vicine sono queste vicende e troppo gravi per potersi concedere al romanzo, all'immaginazione. Eppure è questo il pregio maggiore del libro, di essere la ricostruzione più utile e completa su un episodio di disobbedienza civile straordinario, e davvero "di base" e collettivo, unico nella recente storia italiana e forse europea. Se i no-Tav non hanno avuto l'impatto sulla nazione che la loro lotta avrebbe meritato, è stato, io credo, per l'assenza da tempo in questa storia di una sinistra che difendesse proletari e reietti invece di schierarsi ciecamente con i concreti sostenitori e impositori di un'idea di sviluppo supina agli interessi della grande finanza, che mai è stata così cieca nei confronti degli interessi collettivi e così disinteressata a quelli degli ultimi, dei "perdenti". Nel libro di Wu Ming si ricostruisce anche una storia passata della valle e vi si ritrovano per esempio figure luminose come Ada Gobetti, comandante partigiano, o Carlo Carretto, organizzatore cattolico e poi frate nel deserto, che entrambi ho avuto la fortuna di conoscere, o Achille Croce, militante nonviolento, o un prete saldissimo nelle sue convinzioni come don Viglongo (e sulla partecipazione cattolica alla storia del no-Tav è uscito l'anno scorso un libro fitto di immagini e documenti scritto da un gruppo di "Cattolici per la vita della Valle", Il nostro No, edizioni Morra, prefazione di monsignor Ricchiuti di Pax Christi). Con ampiezza inusitata e controllata passione, Wu Ming 1 ha scritto un libro che resterà e che tanti dovrebbero leggere, per capire cosa davvero è accaduto nella valle e cosa certamente vi accadrà ancora di importante per tutti.
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