giovedì 27 settembre 2012
«La gioia di meditare, perché si arrivi alla piena coscienza che la meditazione è un atto, l'atto filosofico». Introducendo un suo libro geniale, Psicanalisi dell'acqua, Gaston Bachelard sancisce l'importanza della meditazione, un "atto filosofico". Che dovrebbe essere proprio del filosofo, ma non esclusivo. Meditare è necessario a ogni uomo, e non gli è precluso. Meditare significa uscire dal tempo quotidiano, dai suoi affanni, svuotando la propria mente. Prendere le distanze, anche per poco, da se stessi, immergersi in un pensiero che non sia l'affanno immediato, abitua a distaccarci, non per allontanarci, ma per essere meglio presenti. Ognuno di noi è un mondo: io medito felicemente quando nuoto, pratico sci di fondo, o cammino (anche a Milano, tanto per intenderci), altri hanno bisogno di fermarsi, interrompere anche fisicamente il tempo, non rallentarlo e metterlo "fuori tempo" come faccio io. Alcuni devono uscire dal luogo di lavoro, altri possono fissare, apaticamente, lo schermo del computer, senza percepirne le immagini. La meditazione quotidiana non è vuota: implica la convinzione, o almeno la speranza, che ci sia qualcosa a noi superiore. E che possa interagire, farsi anche riconoscere, per venirci incontro. In questi casi, svuotarsi per un quarto d'ora, è preliminare a un futuro, inimmaginato, riempimento.
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