mercoledì 11 novembre 2020
Oggi prego le parole dell'ecologista Wangari Muta Maathai, premio Nobel per la Pace 2004: «Curando le ferite della terra, guariremo pure le ferite del nostro cuore». Quando venne informata della scelta del comitato norvegese, con semplicità ricordò che la difesa dell'ambiente e la promozione della pace sono strettamente legate. E che, quando piantiamo nuovi alberi, seminiamo semi di pace. In effetti, l'associazione che Wangari fondò, il Green Belt Movement, in gran parte costituita da donne, contribuì a piantare più di 30 milioni di alberi nel continente africano. «Connessione» è una delle parole chiave dell'enciclica Laudato si'. Papa Francesco giustamente avverte che l'ambiente umano e l'ambiente naturale si degradano assieme e che i gemiti di madre Terra si fondono, quasi all'unisono, con i gemiti degli abbandonati del mondo. Noi viviamo ripiegati sui nostri tormenti privati, assorbiti dalle difficoltà di coloro che ci sono più vicini, cercando soluzioni solamente a livello immediato. Dimentichiamo che è curando le ferite della terra, è alzando gli occhi oltre il nostro cortile, è nell'esercizio globale della fiducia, che anche i nostri piccoli dolori potranno risolversi. La preghiera a cui Dio ci convoca non sarà questa sfida a guardare più lontano e più in profondità?
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