venerdì 27 settembre 2002
Alcuni amano soprattutto con la testa: devono sapere tutto dell'altro e parlano in continuazione per essere sicuri di ragionare nello stesso modo e provare le stesse emozioni. Il loro amore passa attraverso le parole. Altri amano soprattutto col cuore: hanno quasi paura di dire troppo. Temono di poter scoprire che l'amore è l'unica cosa che hanno in comune. L'editrice milanese Iperborea ci ha fatto conoscere uno scrittore svedese di alta qualità come Björn Larsson, navigatore e viaggiatore, ora docente di letteratura francese in patria. Il suo ultimo romanzo L'occhio del male sarebbe da leggere come antidoto a ogni tentazione di fanatismo, razzismo o fondamentalismo. Da una delle sue pagine estraggo questa considerazione sull'amore «di testa» e «di cuore». La descrizione delle due forme è così chiara da non aver bisogno di commento. Vorrei solo fare due osservazioni complementari tra loro. L'amore è un canale di conoscenza diverso da quello della ragione e per questo in esso non si deve «dimostrare» tutto, «spiegare» ogni cosa. Mauriac , scrittore francese, ironicamente osservava che, quando due amanti «si spiegano», è perché stanno lasciandosi. C'è, dunque, un'intimità che nasce dall'intuizione; c'è una comprensione che si alimenta col silenzio. Tuttavia - e questa è l'altra riflessione - la parola è necessaria. Non si può lasciar tutto all'implicito, col rischio che lentamente quel silenzio diventi mutismo e distacco. Allora, come dicevano gli antichi greci, il sapiente è colui che sta sul crinale: in amore egli s'affida al cuore ma non disprezza la testa.
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