giovedì 14 marzo 2019
«Ogni cosa deve avere un inizio, per parafrasare Sancho Panza, e questo inizio deve essere collegato a qualcosa che lo precede. Gli Indu hanno messo un elefante a sorreggere il mondo, ma poi hanno raffigurato l'elefante sorretto da una tartaruga. La capacità di inventare, bisogna umilmente ammetterlo, non consiste nel creare dal vuoto ma dal caos; bisogna innanzitutto procurarsi la materia prima; l'invenzione può dare forma a una materia scura e informe ma non può creare la sostanza stessa». Mary Shelley, moglie del grande poeta, scrisse un libro destinato a fama universale, Frankenstein. Queste considerazioni sulla nascita di un
romanzo, nello specifico, valgono per ogni creazione letteraria e artistica. Nessuno inventa qualcosa dal nulla, a partire dall'inventore per eccellenza, lo scrittore che crea opere invisibili e intangibili, basate sulla parola. Invisibili e intangibili, ma non nate dal nulla, bensì da qualcosa di preesistente, da sostanza. Pensiero, memoria, conoscenza, affetti, amore, malinconia: l'opera letteraria non nasce dal nulla, ma dal magma della vita. Mary Shelley sta affermando che, in ogni caso, qualcosa preesiste. L'uomo che crea, lungi dal negare superbamente questa preesistenza, è il primo a riconoscerla.
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