martedì 15 agosto 2006
Sei mia madre che pietosa mi accogli,/ sei una sposa che a sé mi rapisce./ Non vedo anch"io che te./ In te io vivo; vivo di te come un figlio che si nutre al tuo seno./ Mi nutre, o Vergine, la tua luce, la tua pura bellezza./ Nulla ho da chiederti: mi basta/ che rimanga per me la tua visione.È morto esattamente sei mesi fa, il 15 febbraio, don Divo Barsotti, poeta e scrittore mistico, testimone intenso di una fede pura e forte. Mi voleva bene con una generosità che mi ha sempre commosso, ricordandomi anche attraverso i brevi scritti che ogni tanto mi inviava. Oggi, davanti alla figura di Maria nella gloria, mi affido a lui, a questi suoi versi oranti tratti dalla raccolta il cui titolo è un emblema, La parola è silenzio (Morcelliana 1985). È il figlio che sente la necessità di una madre che ti dà dolcezza e bellezza, tenerezza e serenità.Su una frase vorrei che cadesse l"attenzione: «nulla ho da chiederti». A una madre non c"è bisogno che il figlio esponga i suoi desideri perché i suoi occhi già parlano, e una mamma già intuisce la domanda e soprattutto sa che cosa è bene per il figlio al di là delle sue convinzioni immediate. Anche Cristo ci aveva ricordato che se a un padre chiediamo un pane non ci dà un sasso, né uno scorpione se gli domandiamo un uovo. Dovremmo, allora, ritrovare una virtù tanto ferita in un tempo di sospetti e di inganni com"è il nostro, ossia la fiducia. Più che moltiplicare richieste, oggi entriamo nella quiete pomeridiana di una chiesa e fissiamo gli occhi in quel volto, forse abbozzato in modo ingenuo, ma segno di una maternità che, attraverso quel Figlio supremo, si estende a tutti i figli dell"uomo. Basterà quello sguardo per ritrovare pace e luce.
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