sabato 31 maggio 2003
Maria è quasi come una luce e una stella che ci precede mentre navighiamo nel vasto e pericoloso mare di questo mondo, guidandoci col suo esempio, illuminandoci con le sue virtù e aiutandoci con la sua intercessione. Se lo spirito maligno ci molesta, se la carne ci tenta, se il mondo ci combatte, guardiamo a Maria, rifugiamoci presso Maria, imploriamo Maria. È stato suggestivamente chiamato Rodolfo Ardente, è vissuto nell'XI sec. ed è stato autore di omelie mariane. Abbiamo rispolverato questo oscuro monaco medievale per riproporre la figura della madre di Gesù, al calare del mese a lei dedicato dalla tradizione popolare e nel giorno che commemora la sua visita alla parente Elisabetta, la madre del Battista, il profeta del Cristo. È curioso notare che spesso la figura di Maria è stata celebrata con immagini "astrali", sulla scia anche della donna dell'Apocalisse, «vestita di sole, come la luna sotto i suoi piedi e sul capo una corona di dodici stelle» (12,1). La stella è, per eccellenza, un segno di luce nella tenebra, anzi, nel caso della stella polare è la guida nel cammino notturno. Mai come in quest'epoca storica ci sentiamo privi di stelle che ci orientano. È interessante ricordare che tutte e tre le parti o "cantiche" della Divina Commedia finiscono con la parola "stella". Allora si era sicuri di avere alcuni punti di riferimento inconcussi; ora, invece, il nostro mondo è senza centro, senza meta, senza certezza. La Verità si è frantumata in tante piccole verità in contrasto tra loro. Per questo rinasce la nostalgia di una luce vera che s'accenda nel cielo della vita. Ed è ad essa che dobbiamo rivolgerci.
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