venerdì 25 novembre 2005
Come il signore si vede dal modo come tratta i poveri, così l'elegante sa stare fra gli ineleganti, senza metterli a disagio" Ogni persona che induca a pensare quanto costa l'abito che porta, non lo sa portare. Riccardo Bacchelli (1891-1985), oltre che grande romanziere, è stato un vivace autore di elzeviri giornalistici. Uno di questi, intitolato Vestir bene, tocca un argomento a prima vista futile, quello dell'eleganza. In realtà, per questa via esteriore è possibile penetrare in un orizzonte che ha anche una dimensione morale. Lo stile di comportamento di una persona può essere, infatti, un riflesso della sua dignità interiore. Con il vestito, coi gesti, col porgere si riesce a mostrare una capacità di convivenza. Come una persona ben vestita può mettere a disagio un povero, a causa della sua ostentazione, così anche una persona colta può allontanare da sé con la sua arroganza intellettuale un altro che ha una minore capacità a quel livello. L'apparenza è, certo, secondaria rispetto all'essere, lo stile
è meno rilevante della sostanza, la forma non è prevalente rispetto al contenuto. Tuttavia anche questo profilo estrinseco ha un suo significato: pensiamo, ad esempio, alle attuali relazioni umane prive di educazione, sguaiate e volgari. C'è, quindi, un valore anche nel modo di stare con gli altri, di parlare e di comportarsi: spesso è un indizio dell'anima, è una sorta di segnale della dignità personale. «Nell'esercizio anche del più umile dei mestieri - diceva lo scrittore tedesco Heinrich Böll - lo stile è un fatto decisivo».
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