La filosofia è autentica se parla ai bambini
venerdì 21 dicembre 2018
Sembra ovvia e risaputa, eppure di fatto è trascurata, l'idea secondo cui quello che solennemente chiamiamo “il futuro dell'umanità” è nelle mani dei bambini che ora abbiamo ogni giorno vicini e che trattiamo troppo spesso con irresponsabile distrazione. Occuparsi dei bambini e dei giovani è il più arduo e il primo, il più importante dei nostri doveri. È o dovrebbe essere una grande, sicura fonte di felicità, mentre appare a volte un impegno che suscita impazienze e nervosismi, o contorte passioni di cui restiamo inconsapevoli: ansie, fobie, ossessioni di possessività e di controllo, sensi di colpa che si trasformano in isterismi protettivi. Soprattutto, sottovalutiamo in modo scandaloso l'intelligenza e percettività dei bambini: la loro qualità, profondità, serietà. Chi inibisce, paralizza, vizia, distorce o distrugge energie psicofisiche e mentali di un bambino commette un crimine le cui conseguenze potranno compromettere e avvelenare il corso di vite intere. I guai maggiori e minori del mondo attuale sono dovuti al comportamento di adulti la cui infanzia è stata lesa, offesa, inaridita, impoverita dalle esperienze famigliari e scolastiche. Carocci ha appena pubblicato un piccolo, prezioso e affascinante libro di Nicola Zippel, C'era una volta la filosofia (pagine 118, euro 12,00) sull'incontro tra la filosofia e i bambini, incontro «importante tanto per i bambini quanto per la filosofia», perché i primi imparano a essere coscienti dei propri pensieri e a lavorare sul loro ordine, mentre la filosofia rinfresca se stessa frequentando le origini elementari (cioè fondamentali) dell'esperienza, dei modi di pensarla, delle relazioni logiche o illogiche fra un'idea e un'altra. Oggi nell'insegnamento, dice Zippel, la filosofia arriva tardi, verso la fine della scuola media superiore ed è come se irrompesse dal nulla: una specie di oggetto misterioso che poi quasi sempre resta tale. Ancora più della matematica, che ha applicazioni pratiche, la filosofia è qualcosa che moltissime persone dicono umilmente o sprezzantemente di non capire senza saperne niente. E oggi, se la filosofia è di moda, lo è soprattutto per ragioni snobistiche, perché i filosofi ci godono a intimidire la platea proponendosi come depositari di una superiorità aristocraticamente esoterica. La star filosofiche devono il loro magnetismo all'uso di formule linguistiche preferibilmente sfuggenti o insondabili, che soddisfano il loro esibizionismo erudito. Molti attuali festival filosofici somigliano perciò a “fiere della vanità”. Vorrei perciò conclude con un'osservazione: la filosofia non è una specialità esclusiva dei filosofi, è un uso dell'attenzione e un metodo del pensare che si trova anche altrove: nelle scienze naturali, nelle arti, in letteratura, nel discorso politico, nella riflessione morale e religiosa, nel senso comune.
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