giovedì 9 ottobre 2003
Agisci in modo da trattare l'umanità, così nella tua persona come nella persona di ogni altro, sempre nello stesso tempo come un fine e mai semplicemente come un mezzo. È stato uno dei massimi pensatori del moderno Occidente, Immanuel Kant (1724-1804). Non è facile percorrere i suoi testi, anche se alcune sue frasi sono diventate celebri: chi non ricorda quella del cielo stellato sopra di noi e della coscienza morale dentro di noi? Oggi abbiamo scelto un'altra frase abbastanza nota, desunta dalla Fondazione della metafisica dei costumi (1785), un monito sempre valido, basilare per il rispetto della dignità di ogni persona. Certo, nessuno in maniera sfacciata vuole ora ridurre l'altro a schiavo, considerandolo come puro strumento di lavoro o merce di scambio.
Tutto questo sembra appartenere a un passato sepolto. Purtroppo però è solo una dichiarazione d'intenti e non una scelta operativa autentica anche ai nostri giorni. E non solo perché ci sono ancora folle di donne dell'Oriente europeo o dell'Africa schiavizzate sulle nostre strade: forse sono proprio quelli che si dichiarano con sicumera italiani e cristiani a favorire e alimentare questa schiavitù, come lo facevano un tempo i signorotti e i ricchi proprietari terrieri. C'è un'altra via più subdola per ridurre la persona umana in servitù ed è quella del condizionarne la mente, i comportamenti, le scelte riducendola a un soggetto che consuma o che si può manipolare secondo i propri interessi. È, allora, necessario essere sempre in guardia e ripetere l'ammonimento di Kant a tutti, dai politici, dai responsabili della comunicazione di massa, dai potenti giù giù fino a chi sente la tentazione di prevaricare sull'altro che gli sta accanto.
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