Il lettore, questo esemplare cittadino
venerdì 19 aprile 2019
L'ultimo numero della Lettura dedica un certo spazio proprio all'attività (in costante e crescente pericolo) da cui quell'inserto-libri prende il nome. La lettura non è un valore, un dovere, una prescrizione, un feticcio culturale. È semplicemente, molto semplicemente e direttamente, un'attività, una pratica. La lettura è quella cosa che esiste e che vale finché esistono individui che leggono, finché cioè ci saranno, in carne e ossa, dei lettori. Un paio di giorni fa mio figlio, guardando dalla finestra il giardinetto sotto casa, mi ha dato una notizia: «Guarda, su quella panchina c'è uno che legge». Ho guardato e ho visto un giovane curvo su un libro aperto. Confesso la mia felice sorpresa. Nello spazio, in quel momento vuoto, la presenza di un solitario lettore aveva effettivamente qualcosa di insolito, se non di straordinario, e faceva impressione. Anzitutto perché trasmetteva un senso di tranquillità e di libertà che presupponevano sia passione che capacità di concentrazione. In tempi dominati dall'ipermobilità percettiva che rincorre su un display immaginette, musichette, notiziole e messaggini, la vista di un individuo che legge parole stampate su carta e in un libro, mostra che la lettura è l'atto di un essere occupato in una pratica insolita. Gli occhi devono seguire e decifrare con disciplina nient'altro che righe di parole nero su bianco e si volterà pagina solo nel momento in cui le righe da leggere saranno esaurite, perché altrimenti la prima riga della pagina successiva rischierà di non essere comprensibile. Un oggetto come il libro suggerisce l'idea che l'insieme è quello che conta e ha valore, anche se manuali, antologie, enciclopedie possono essere frequentate anche saltando qua e là. La lettura è più o meno questo. Poi vengono i problemi: che cosa leggere, quando e come leggere. Cercare una risposta a questi interrogativi può anche impegnarci nel corso di un'intera vita. Anzi, è bene che sia così. Inevitabilmente si parte dalle proprie preferenze o necessità: la cultura contemporanea o quelle più antiche; la filosofia, la storia, le scienze naturali; le varie forme di narrativa e di poesia; i libri che ci spiegano come vivere e come affrontare certe difficoltà pratiche; libri religiosi e sapienziali... Fare periodicamente una visita attenta a qualche libreria ben fornita gironzolando tra gli scaffali, risveglia curiosità addormentate oltre che, magari, far venire le vertigini di fronte all'esuberanza delle offerte editoriali. Una libreria è un mercato e come in ogni mercato è bene entrare sia sapendo in anticipo che cosa cerchiamo, sia aprendoci all'imprevisto e alla sorpresa. Andare in libreria a sfogliare libri è di per sé un piacevole e utile passatempo. Rende familiare l'esistenza dei libri, li fa sentire vicini e accessibili. Per questo “maggio dei libri” annunciato dalla Lettura avrei una proposta pubblicitaria che non ha bisogno di professionisti della pubblicità. Ognuno di noi scelga un libro che da tempo voleva leggere e lo legga, dal primo all'ultimo giorno del mese, non in solitudine ma in vari luoghi pubblici, offrendo una dimostrazione visibile della propria attività di lettore. La vista di lettori in molti punti della città vale più di qualsiasi incitamento a leggere.
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