giovedì 23 settembre 2004
Guardatevi, signore, dalla gelosia: è il mostro dagli occhi verdi, che irride al cibo di cui si nutre. La gelosia nasce sempre con l'amore, ma non sempre muore insieme. Quando si parla di gelosia, il pensiero corre spontaneamente a Otello, il personaggio dell'omonima tragedia di Shakespeare ed è proprio il grande scrittore inglese a offrirci oggi il tema della nostra riflessione. La prima frase citata è pronunziata da un altro personaggio del dramma, Jago, anche lui geloso per la carriera del collega Cassio (atto III, scena III). Queste parole sono state riprese da Boito nell'opera musicale di Verdi così: «Temete, signor, la gelosia! E' un'idra fosca, livida, col suo veleno se stessa attosca, vivida piaga le squarcia il seno» (II, 2). Che la gelosia sia un mostro che attanaglia l'anima e che offusca il cervello è indubbio: il suo veleno può insinuarsi in ogni atto conducendo fino al delitto. Facile è l'illusione di poterla agevolmente controllare; altrettanto è che si finga di disprezzare l'oggetto della gelosia. In realtà essa è una tempesta insensata e devastante. E qui vien bene la seconda citazione sul tema, desunta dalle Massime del pensatore secentesco La Rochefoucauld. La gelosia nasce, certo, dall'amore per una persona ma ben presto rivela un altro volto, quello del possesso orgoglioso e il più delle volte finisce in odio. Senza giungere a questi estremi, è indispensabile che si sia sempre attenti e severi quando affiora nel cuore la gelosia o l'invidia. Bisogna mettere subito un freno con un fermo autocontrollo, prima che sia avvelenata la vita.
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