È davvero normale la nostra normalità?
venerdì 22 maggio 2020
Tornare alla normalità? Sembra un bel sogno quando le più ricche, efficienti, organizzate società del pianeta si rivelano, da un giorno all’altro, incapaci di garantire vita, sicurezza e salute dei loro cittadini. Ciò che sembrava semplicemente ovvio, normale, appare ora un meraviglioso idillio, sotto la cui superficie si nascondevano però pericoli mostruosi e senza volto. Oggi abbiamo a che fare con gli effetti macroscopici di cause in precedenza occulte o colpevolmente ignorate. Reali gli effetti attuali. Non meno reali erano da tempo le cause: dal degrado ambientale all’industria alimentare. Un vecchio ritornello mi pare che sia diventato più attuale che mai: conosciamo soltanto le verità che siamo costretti a conoscere, altrimenti della conoscenza facciamo a meno, soprattutto se turba le nostre abitudini. Con tutta la scienza moderna fanaticamente fiera di sé, le nostre società ipermoderne e iperproduttive si sono permesse di ignorare troppo a lungo realtà che da fuori premevano sull’enorme involucro protettivo (comfort, show, fitness, internet, happy hours) nel quale ci rinchiude la cultura dello sviluppo economico. La normalità di prima della pandemia era poi così desiderabile e normale? Normale l’uso dissennato delle risorse naturali e la distribuzione ingiusta della ricchezza? Normale la crescita obbligata dei consumi, gli sprechi, le scandalose disuguaglianze fra popoli e fra individui? Si sono levate voci vibranti in difesa della nostra normalità di prima, che dovremmo senza nessuna vergogna e scrupolo riavere indietro esattamente come era. Voci di chi si crede molto realista e invece sogna. Una felice normalità di vita non ha forse bisogno di essere diversa almeno in qualcosa di essenziale da quella che abbiamo conosciuto e che dovremmo non solo rimpiangere ma anche giudicare? Che cos’è normale e che cosa non lo è nei nostri cosiddetti stili di vita? È mai possibile che nella nostra smania di innovare innumerevoli cose solo perché il mercato ce le impone, non sia possibile innovare liberamente qualcosa di propria iniziativa e dopo attenta riflessione? Siamo o no ancora capaci di attenta riflessione?
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