mercoledì 10 gennaio 2018
Perché alcune persone che incontriamo, per scelta o per necessità, restano incise dentro di noi e altre svaniscono subito? Delle prime, lo sappiamo, siamo il frutto ma forse rechiamo in viso anche il segno delle seconde che pure avevamo ingenuamente creduto di scartare. Quale senso dobbiamo attribuire agli incontri umani? Vanno considerati una conseguenza del caso o appartengono a un disegno nascosto che stentiamo a comprendere? E soprattutto: a cosa servono?
Sin da ragazzo queste domande mi hanno interpellato. Ancora adesso non potrei dire di essere convinto delle risposte che mi sono dato. Tuttavia, pur restando disponibile a ulteriori spiegazioni, qualche idea me la sono fatta. Sono portato a credere che certe emozioni non scaturiscono solo dall'esperienza diretta. È come se ognuno di noi fosse incline a vivere un'esistenza piuttosto che un'altra: ciò non significa rinunciare a pensare di poter essere questo invece di quello. C'è sempre la possibilità di incidere nella realtà. Abbiamo tutti un margine di azione per diventare quello che non siamo. Meglio usare le risorse anche piccole di cui disponiamo piuttosto che lasciarle inutilizzate. Qualsiasi tesoro avvizzisce. Gli spazi del salvadanaio sono asfittici. È preferibile non conservare niente. Dare via tutto. Restare con le tasche vuote.
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