Armani "disegna" il mondo a colori con i fotografi Magnum
lunedì 4 luglio 2022

«La fotografia mi appassiona da sempre perché l'emozione che suscita è strettamente legata alla sorpresa nell'osservare la realtà da un punto di vista inaspettato». Il re della moda, Giorgio Armani, e la potenza delle immagini. La bellezza che si indossa e sfila e quella che si fissa in uno scatto sulla pellicola (analogica o digitale che sia) e sulla carta. Colori, luoghi, volti che stupiscono, aprono nuovi orizzonti. In occasione dell'ultima settimana della moda di Milano, Giorgio Armani ha inaugurato (aperta fino al 6 novembre) negli spazi di Armani/Silos la mostra Magnum Photos - Colors, Places, Faces, curata proprio dallo stilista, in collaborazione con la celebre agenzia fondata settantacinque anni fa da Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, "Chim" Seymour e George Rodger.

Una delle foto esposte all'Armani'Silos per la mostra 'Magnum - Colors, Places, Faces':  il Marocco di Bruno Barbey, Essaouira, 1985

Una delle foto esposte all'Armani/Silos per la mostra "Magnum - Colors, Places, Faces": il Marocco di Bruno Barbey, Essaouira, 1985 - © Bruno Barbey, Magnum Photos

Nei suggestivi spazi di via Bergognone, insieme alla collezione permanente legata alla storia dello stile Armani, ecco un racconto composito e multiforme che riflette, attraverso un caleidoscopio di visioni, una combinazione unica di arte, giornalismo e narrazione. La mostra restituisce una prospettiva eclettica attraverso lo sguardo di dieci fotografi internazionali. Artisti ancora attivi o scomparsi, uniti dal desiderio di esplorare la realtà e di renderne, in forma di immagine, suggestioni ed emozioni. I luoghi e le persone che quei luoghi vivono: dalla Cina di Christopher Anderson, indagata nei volti invece che nelle architetture, alla Dubai di Olivia Arthur, vista nello sguardo di un naufrago tornato dopo cinquant'anni in una città che da villaggio è divenuta megalopoli; dal Marocco caldo e avvolgente di Bruno Barbey (poetico il muro di mani a Essaouira), che racconta un paese che si è sottratto alla modernità, alla New York di Werner Bischof, ritratta attraverso scatti che ne immortalano il dinamismo; dalle architetture "sociopolitiche" di René Burri, ai litorali visti come luoghi di confine tra terra e acqua di Harry Gruyaert; dalla pungente dissezione del vivere inglese (meraviglioso l'uomo al telefono davanti alla cabina del "Telephone") dell'ironico Martin Parr, a Tokyo e Venezia ritratte da Gueorgui Pinkhassov attraverso scatti rubati e angolazioni impreviste; dall'Iran dipinto nella sua quotidianità - fra un passato irrisolto e l'incognita del futuro - da Newsha Tavakolian, all'America Latina e i Caraibi a tinte sature (come la bambina sospesa dopo un salto dal trampolino) dell'enigmatico Alex Webb. Con la sua consapevolezza: «Per me tutto è fotografia. Bisogna andare lì fuori e scoprire il mondo attraverso l'obiettivo».

Sguardi e visioni che hanno conquistato Giorgio Armani. «Ammiro il lavoro dei fotografi Magnum - aggiunge - che ho iniziato a conoscere nel momento in cui io stesso iniziavo a vedere il mondo con occhi nuovi. Colors, Places, Faces ci accompagna in un viaggio a colori attraverso mondi e culture vicini e lontani, trasfigurati da ciascuno degli artisti, attraverso una visione personale. È l'attenzione alla realtà ciò che mi affascina delle loro fotografie, mai semplici reportage e tutte così diverse tra loro», conclude Armani. Testimoni attenti della storia, i fotografi Magnum - il cui nome rende omaggio ai grandi sogni che Capa coltivava per il futuro di questo progetto - hanno raccontato e continuano a raccontare il mondo attraverso le immagini, a offrire punti di vista, a suggerire modi per guardare alla realtà. Una realtà di Colors, Places, Faces. In un mondo variopinto, ma che dovrebbe garantire a tutti la bellezza e il sorriso della vita. E non è un caso che la mostra sostenga i progetti di Save the Children.

Una foto e 560 parole.

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