mercoledì 31 maggio 2006
  Io sono colei che sconfiggerà la superbia, l"ingiustizia, e con le sue deboli mani aprirà il cuore di Dio alla misericordia per gli uomini. Io sono la bandiera della fede, sono l"umile ancella che servirà i più umili" Io sono l"acqua del battesimo, sono la mano pura, il cantico di ogni creatura.Cala il sipario sul mese mariano per eccellenza, quello di maggio, che la liturgia suggella con la festa della visita di Maria a Elisabetta. Per cantare la madre di Cristo - il «laudario» mariano è sterminato, perché tutti i secoli cristiani l"hanno celebrata - sono ricorso ai versi di una poetessa cara ai nostri lettori, alla quale sono anch"io legato da grande amicizia, Alda Merini. Ho messo in fila, senza gli "a capo" poetici, alcuni versi di quel mirabile e dolce poemetto che è il Magnificat, una ripresa dei sentimenti che Maria ha espresso nel suo celebre cantico.Lei è la vera bandiera della fede: non è un vessillo di conquista ma un segno di umiltà, alla cui ombra riparano i miseri e gli oppressi. Lei ci ricorda l"acqua battesimale perché tutta la sua persona è candore, purezza, libertà di spirito. Ma io vorrei porre l"accento su una frase che Alda mette in bocca a Maria, sulla scia della tradizione che vede nella madre del Signore colei che intercede per l"umanità: «con le sue deboli mani aprirà il cuore di Dio alla misericordia». Ecco, abbiamo tutti bisogno, anche se ci sentiamo sicuri, scaltri e determinati, di queste mani femminili che sciolgono l"orgoglio e l"auto-illusione di salvarci da soli. Sono mani deboli quelle di Maria: eppure, prima, aprono il nostro cuore chiuso e scontroso, e, poi, spalancano il cuore di Dio perché effonda su noi il suo amore, donandoci la serenità autentica, la sicurezza vera, la pace necessaria.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: