mercoledì 9 marzo 2005
Se è vero che in ogni amico v'è un nemico che sonnecchia, non potrebbe darsi che in ogni nemico vi sia un amico che aspetta la sua ora? Uomo dal carattere spinoso e fin selvatico, Giovanni Papini ci ha, però, lasciato questa acuta osservazione in un breve saggio intitolato emblematicamente Amici e nemici. Tutti con l'amicizia abbiamo avuto esperienze belle e intense ma anche delusioni amare. Basti solo un esempio proposto da quella malalingua che era lo scrittore americano Mark Twain: «Ci vogliono il tuo nemico e il tuo amico insieme per colpirti al cuore: il primo per calunniarti, il secondo per venirtelo a dire». Per questo l'antica sapienza suggeriva di «trattare il tuo amico come se potesse diventare un nemico» (così il latino Publilio Siro del I sec. a.C.). Ma c'è anche il rovescio della medaglia, destinato a pareggiare e a cancellare la corsa al sospetto. E' ciò che propone Papini invitandoci a guardare più in profondità colui che consideriamo come un nemico. Tante volte ci siamo, infatti, accorti che dietro le parvenze dell'ostilità si celava in realtà un germe di interesse e persino di benevolenza che non aveva fino a quel momento trovato un modo per svelarsi. E' per questo che è necessario avere il coraggio di parlarsi, di ascoltarsi, di confrontarsi: per questa via certe inimicizie ben consolidate e fin granitiche forse inizierebbero a sgretolarsi e quella piccola fonte di amicizia che pure albergava nel nemico sprizzerebbe in superficie e farebbe fiorire il deserto della comunicazione e della relazione. D'altronde, l'unico modo per avere un amico è sempre quello di essere amici.
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