SCARSITÀ DI SAGGEZZA
Il cancelliere svedese Axel Gustavson Oxenstierna, alle soglie del congresso di Münster (1648) " ove sarebbero stati siglati i preliminari della pace di Vestfalia che avrebbe posto fine alla guerra dei Trent'anni, guerra politica e religiosa iniziata nel 1618 tra Stati protestanti e cattolici " al figlio che esitava ad accettare l'incarico di ministro plenipotenziario per la Svezia a quel congresso diede questo avvertimento: «Vedrai, figlio mio, con quanta poca saggezza è governato il mondo!».
Leggo questo aneddoto su una rivista popolare tedesca. In realtà, se ben ricordo una frase analoga " in latino suonava così: An nescis, fili mi, quam parva prudentia regatur orbis? " era attribuita un secolo e mezzo prima a papa Giulio II che si rivolgeva a un monaco portoghese. Sta di fatto che basta aprire il giornale nelle pagine di politica o in quelle riguardanti la società nazionale e internazionale per avere una facile conferma. Soprattutto le grandi potenze possono permettersi di calpestare impunemente sapienza e prudenza ma anche giustizia e verità. Come già ammoniva Isaia, esse «chiamano bene il male e male il bene, le tenebre luce la luce tenebre, l'amaro in dolce e il dolce in amaro» (5, 20).
Tuttavia quanto scarsa sia la saggezza con cui si agisce è facile scoprirlo anche entrando in molte case, osservando i comportamenti umani negli uffici o nelle aziende, registrando gli atteggiamenti pubblici del semplice cittadino. È, quindi, un monito che vale per tutti, perché infrangere la fedeltà alla parola data, mettere sotto i piedi la logica, far prevalere l'interesse personale è un esercizio spontaneo che, poi, si vela subito di ipocrisia quando ci si mette a deprecare con alte proteste l'incoerenza e l'insensatezza dei politici. Si è, infatti, convinti di avere in abbondanza saggezza, dote che si ritiene sempre carente negli altri.
Leggo questo aneddoto su una rivista popolare tedesca. In realtà, se ben ricordo una frase analoga " in latino suonava così: An nescis, fili mi, quam parva prudentia regatur orbis? " era attribuita un secolo e mezzo prima a papa Giulio II che si rivolgeva a un monaco portoghese. Sta di fatto che basta aprire il giornale nelle pagine di politica o in quelle riguardanti la società nazionale e internazionale per avere una facile conferma. Soprattutto le grandi potenze possono permettersi di calpestare impunemente sapienza e prudenza ma anche giustizia e verità. Come già ammoniva Isaia, esse «chiamano bene il male e male il bene, le tenebre luce la luce tenebre, l'amaro in dolce e il dolce in amaro» (5, 20).
Tuttavia quanto scarsa sia la saggezza con cui si agisce è facile scoprirlo anche entrando in molte case, osservando i comportamenti umani negli uffici o nelle aziende, registrando gli atteggiamenti pubblici del semplice cittadino. È, quindi, un monito che vale per tutti, perché infrangere la fedeltà alla parola data, mettere sotto i piedi la logica, far prevalere l'interesse personale è un esercizio spontaneo che, poi, si vela subito di ipocrisia quando ci si mette a deprecare con alte proteste l'incoerenza e l'insensatezza dei politici. Si è, infatti, convinti di avere in abbondanza saggezza, dote che si ritiene sempre carente negli altri.
© RIPRODUZIONE RISERVATA





