lunedì 21 marzo 2011
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Gentile direttore, le scrivo preoccupata per i tagli che hanno colpito tanti settori d’eccellenza del nostro Paese. Questi tagli hanno riguardato anche il collegio d’eccellenza Villa Nazareth di Roma. Si tratta di un collegio riconosciuto dal Ministero, al quale possono far domanda per sostenere il concorso soltanto giovani con un eccellente curriculum personale e di studi, che, una volta vagliato, vengono chiamati a sostenere un esame piuttosto articolato che prevede prove scritte e orali. La crisi economica si è abbattuta su questa struttura come su tanti altri settori: Università, borse di studio, collegi e tanti altri hanno sentito la mannaia alle radici, rendendo difficile se non impossibile il raggiungimento di obiettivi importanti. Si parla, insomma, di tagli forti (-50%): del resto questa è il frutto della recessione. Villa Nazareth è un collegio gratuito, unico al mondo, dove ragazzi eccellenti vengono mantenuti agli studi, perché le loro famiglie sono in condizioni economiche difficili. Il Ministero quest’anno – ma solo per quest’anno – garantirà un sostegno perché i tagli non si abbattano subito in modo così drastico, ma poi, a regime, il contributo pubblico sarà ridotto alla metà.La scelta di 'VN' di essere un collegio gratuito è soltanto di chi lo ha fondato e dei suoi successori e dirigenti e anche per questo i responsabili attuali non vogliono mettere i problemi della struttura sulle spalle di altri, perché ciò significherebbe volersi vedere garantito un 'privilegio' mentre considerano la loro una missione. In un momento così complesso, insomma, la logica contabile potrebbe suggerire di imporre una retta anche minima, ma a Villa Nazareth non si ragiona così. Lì, si mette davvero la persona al centro e si ha sul serio come obiettivo l’uomo a 360 gradi. Le scrivo da madre, perché in quel collegio c’è mio figlio, un ragazzo eccellente (30 e lode di media, 2° anno di Lumsa) che condivide con altri bravi giovani i frutti e il lavoro di quell’opera eccezionale che è 'VN'. Ho inviato fax e mail a vari leader politici (Berlusconi, Casini, Tremonti, Gelmini…) e a politici locali di diversi partiti 'moderati'; questi ultimi hanno scritto le solite frasi di circostanza, facendo il consueto scarica-barile e, forse in vista delle prossime elezioni comunali, hanno fatto finta di interessarsi; gli altri non si sono neanche degnati di rispondere. Ma questi nuovi politici non parlavano di filo diretto tra politica e cittadini? La delusione più grande, caro direttore, è che in varie occasioni io li ho pure votati: parlavano di giovani, di merito, di valori cari a noi cristiani.Ma ora mi chiedo: con tanti privilegi che ancora esistono in politica, vanno a tagliare proprio dove non si deve? Capisco che giovani senza nomi altisonanti si notino poco, ma quei giovani sono davvero il nostro domani, perché Dio li ha dotati di una raffinata intelligenza e di cuori grandi e questi sono doni che non si possono sprecare. Possibile che i politici siano tanto indifferenti ai nostri talenti italiani? Si traduce forse così la vicinanza alle famiglie e ai giovani? O questo vale soltanto durante le campagne elettorali, quando le promesse piovono come la grandine?Certo, il mio voto e quello di tanti amici, parenti, conoscenti non lo prenderanno più, non perché lo darò ad altri, ma semplicemente perché annullerò la scheda, già a partire dalle prossime 'comunali'. Le dico di più. La festa del 17 marzo personalmente non mi ha coinvolta granché. Anche perché, più che l’inno di Mameli e la coccarda tricolore, ho sentito mie le note verdiane che accompagnano versi drammaticamente attuali, «O mia Patria, sì bella e perduta», già tristemente anticipate dai versi danteschi rivolti alla «serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta». Grazie per avermi ascoltata,

Patrizia Proietti, mamma

L’ho ascoltata volentieri, cara signora, anche perché il tema dei 'collegi di eccellenza' che lei solleva con tanta passione – a partire dalla splendida e feconda esperienza di Villa Nazareth (voluta nel 1945 dal cardinale Domenico Tardini, e oggi proiezione di una Fondazione eretta nel 1963 da Papa Giovanni XXIII e presieduta dal cardinale Achille Silvestrini) – è all’attenzione di Avvenire. Ed è infatti oggetto di un’inchiesta che metteremo presto in pagina. Sono, dunque, io che la ringrazio per avermi permesso di cominciare a proporre una serissima preoccupazione: quale consapevolezza ha e quale rispetto dimostra l’Italia per i suoi «giovani talenti»? E che cosa fa per assicurare la crescita di un capitale umano che è parte decisiva del suo futuro? Nessuno deve restare indietro, si sente dire in continuazione. E meno male. Ma questo tanto di più vale nel caso di chi – ricco di intelligenza e magari povero di mezzi materiali – ha tanto da dare e merita di essere messo in condizioni di farlo per sé e per gli altri.
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