Umilia soltanto se stesso il politico che riscrive il Vangelo della prossimità
martedì 26 febbraio 2019

Caro direttore,
è domenica e ho appena sentito con le mie orecchie la frase del ministro Lorenzo Fontana per giustificare lo slogan “prima gli italiani”, usato contro chi italiano di nascita non è: «Migranti? Ci dicono che siamo cattivi cristiani. Però bisognerebbe anche guardare un po’ il catechismo. C’è un passaggio da tener conto: “Ama il prossimo tuo”, cioè quello in tua prossimità. Quindi, prima di tutto cerchiamo di far star bene le nostre comunità». Ma come si permette questa persona di citare il Vangelo in maniera impropria? Come osa ribaltare assolutamente il concetto che Gesù voleva spiegare, e per di più per giustificare l’inqualificabile comportamento in tema di immigrazione della Lega, il partito di cui è vicesegretario? Cito un Angelus del Santo Padre che ci aiuta a capire la splendida pagina del buon samaritano: « In essa Gesù ribalta completamente la prospettiva iniziale del dottore della legge – e anche la nostra! –: non devo catalogare gli altri per decidere chi è il mio prossimo e chi non lo è. Dipende da me essere o non essere prossimo. La decisione è mia. Dipende da me essere o non essere prossimo della persona che incontro e che ha bisogno di aiuto, anche se estranea o magari ostile». Grazie.

Marco Garbero Chieri (To)

Che dire, caro signor Garbero? Ha già detto tutto lei, infine con la citazione davvero illuminante della riflessione di papa Francesco all’Angelus di domenica 10 luglio 2016. Grazie, dunque. Aggiungo solo un’annotazione. Nessuno dovrebbe permettersi, sfigurando la Parola che è Cristo, di costringere il Vangelo dentro un slogan propagandistico. Vale per tutti, me compreso. Ma forse vale un po’ di più per i politici, che se si avventurano a tradurre il Vangelo tradendone termini e significato non umiliano il testo sacro, ma se stessi e la dignità del ruolo che sono tenuti a svolgere. Mi spiace che anche Lorenzo Fontana, ministro e numero due della “Lega”, si sia preoccupato di imboccare la strada impossibile della riscrittura confusa e confusionaria degli insegnamenti di Gesù, imitando il leader del suo partito e ingegnandosi a sua volta per porre un respingente argine di comodo all’amore di Dio. Un amore, al quale invece – «ribaltando la prospettiva », dice il Papa – chi si proclama cristiano può e deve tentare di assomigliare nel rapporto con gli altri, il nostro prossimo che è ovviamente e prima di tutto anche quello della porta accanto, ma ha assolutamente tutte le pelli del mondo. Tutte, senza eccezioni e discriminazioni. Tutte, nonostante le differenze e malgrado i nostri limiti, che – insisto – non possiamo pretendere di usare per limitare Dio, per svuotare il “comandamento nuovo” di Gesù e per dividere l’umanità... Eppure il ministro Fontana avrebbe un’altra impresa a cui dedicarsi anima e corpo: dare impulso a una organica, seria, efficace politica per la famiglia. Senza più ritardi, e senza confusioni.

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