venerdì 4 ottobre 2019
Con il missionario del Pime 77enne Enrico Uggè, 400 chilometri a sud di Manaus
Viaggio in Amazzonia, nei villaggi degli indios Sateré-mawé

A tre ore di barca da Parintins, il centro abitato dell’isola Tupinambarana nel mezzo del Rio delle Amazzoni, quattrocento chilometri a sud di Manaus, i tetti di foglie di palma del villaggio São Francisco spuntano all’improvviso dietro l’ennesima ansa del fiume. In questa stagione di piogge tropicali il letto del fiume Uaicurapá, affluente del Rio delle Amazzoni, è salito di dieci metri inondando per chilometri la foresta pluviale. Inizia così il viaggio verso la terra ancestrale degli indios Sateré-mawé.

Per il 77enne missionario del Pime di origini lombarde, questa che ora si apre alla vista è anche la sua casa: l’Andirá-Marau, un’area di 770.000 ettari che da si stende fino a sconfinare nello stato del Pará. Da quasi cinquant’anni il missionario percorre le vie di questi fiumi portandosi dietro la sua amaca e prendendosi cura di trenta comunità: alcune raggiungibili con la barca più grande, altre con una canoa a motore fin dove arriva e poi a piedi nella boscaglia. Di questa regione governata dalle vene dei corsi d’acqua che s’infilano nella selva, dove la ricchezza della biodiversità trova la propria casa in questo scambio tra l’acqua e la foresta, sono oggi custodi e legittimi intestatari gli oltre 10.000 nativi sparsi in un centinaio di villaggi. Sono i discendenti dall’esodo di quelle etnie originarie che cinquecento anni fa posero qui radici per sfuggire alla violenza della colonizzazione portoghese.

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