venerdì 15 settembre 2023
Sul fronte diplomatico, dice l'inviato di papa Francesco, «tutti devono spingere nella stessa direzione che deve essere quella di trovare la chiave di una pace giusta e sicura». Video
Positivo il viaggio in Cina di Zuppi. Lavrov: il cardinale verrà a Mosca
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La tela di pace che il cardinale Matteo Zuppi sta pazientemente tessendo da più di due mesi a questa parte comincia a dare i propri frutti.

Ne sono prova, all’indomani della tappa a Pechino (per l’andamento della quale filtra ampia soddisfazione da parte vaticana), le dichiarazioni di ieri del ministro degli Esteri russo Sergeij Lavrov. «L’inviato del Papa per l’Ucraina ha in programma un viaggio a Mosca», ha detto. E le autorità russe sono «pronte» a parlare con lui. Parole che unite all’uscita del presidente Putin, secondo cui «la Russia non ha mai rifiutato i negoziati con l’Ucraina. Se l’altra parte vuole, lo dica pure», danno l’idea che uno scenario completamente nuovo potrebbe iniziare a delinearsi nelle prossime settimane. Colpisce soprattutto che le “aperture” moscovite arrivino a stretto giro rispetto alla visita di Zuppi a Pechino, dove giovedì ha visto l’incaricato del governo cinese Li Hui, cioè colui che si occupa direttamente delle questioni ucraino-russe.

L’arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, già tornato in Italia (ieri pomeriggio ha presieduto a Palermo la Messa per i 30 anni dell’omicidio del beato padre Puglisi) ha detto a TV2000: «C’è stata una grande attenzione da parte del governo cinese. Una discussione franca con l’inviato per l’Ucraina, con un importante scambio di vedute anche di prospettive per il futuro. Secondo il porporato, «tutti devono spingere nella stessa direzione che deve essere quella di trovare la chiave di una pace giusta e sicura». E quanto alle dichiarazioni moscovite, il presidente della Cei ha sottolineato che sono «importanti perché la pace si fa dialogando e trovando gli spazi possibili e necessari. E questo va nella direzione auspicata dal Papa». Sul fronte diplomatico, ha concluso, «la palla non è solo nel campo ucraino. Devono giocare tutti. L’Ucraina ha già giocato e ha presentato anche le sue proposte. In realtà per la pace devono giocare tutti quanti».

Si conferma dunque che la tappa pechinese è stata positiva. E ha smosso le acque, come si intuisce dalla reazione di Mosca, che si candida ad essere la quinta tappa della tela di pace. Oltre tutto, se Zuppi tornerà nella capitale russa, potrebbe verificarsi un significativo upgrade, rispetto alla prima visita nella capitale russa il 28, 29 e 30 giugno scorsi. In quella occasione il cardinale non incontrò né Putin, né lo stesso Lavrov, vedendo due volte il consigliere del presidente, Yuri Ushakov, e discutendo della situazione dei bambini ucraini portati in Russia con Maria Lvova-Belova, commissario presso lo stesso Putin per i diritti del bambino. Nella prossima occasione invece potrebbe incontrare almeno il ministro degli Esteri. Che ieri ha dichiarato: «Gli sforzi del Vaticano stanno continuando. Siamo sempre pronti a rispondere a tutte le proposte serie», ma la palla per organizzare negoziati è «nel campo ucraino».

Dichiarazioni che si intrecciano da un lato con la notizia che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky incontrerà giovedì 21 settembre Joe Biden alla Casa Bianca, nell’ambito del suo viaggio a New York dove interverrà all’assemblea generale dell’Onu (e si vocifera che potrebbe far visita anche al Congresso Usa); e dall’altro con l’apertura a possibili trattative da parte di Putin.

Il quale però non ha mancato di lanciare una serie di avvertimenti. Commentando una dichiarazione del segretario di Stato americano Antony Blinken secondo il quale «bisogna essere in due per ballare il tango», ossia per negoziare una soluzione al conflitto ucraino, ha detto: «Il tango, ovviamente, è bell, ma penso che per l'Ucraina sia importante non dimenticare l'Hopak (una danza ucraina, ndr). Questo è importante, altrimenti danzeranno sempre alla musica di qualcun altro. E, a proposito, tutti in un modo o nell’altro dovranno ballare la Barinya o, nel migliore dei casi, il Kasachok».

«Una tortale assurdità», invece, sarebbero per il presidente russo, le affermazioni secondo cui la Russia avrebbe chiesto di avere volontari dalla Corea del Nord per partecipare all'operazione militare in Ucraina. Ma ora l’attesa è soprattutto sui prossimi eventi, in cui l’inviato del Papa potrebbe recitare un ruolo ancora più importante.



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