Educazione e pulizia la sensata nostalgia per i «vespasiani» non è poi terra terra
Siamo partiti da discorsi e pregiudizi a sfondo razzista sull’orinare per strada e arrivati alla sensata questione di ben funzionanti (e ben tenuti) gabinetti pubblici in città grandi e piccole...
Caro direttore,
la settimana scorsa ho avuto occasione di visitare Capalbio. Absit iniuria verbis per questo gioiello, ma quel che me ne ha fatto innamorare è stato un vespasiano pubblico, essenziale e pulito che mi ha accolto prima delle porte del borgo fortificato. Credo che sia sotto gli occhi di tutti la grande assenza dell’umile eppure essenziale gabinetto pubblico in borghi e città. E non si dica che i locali pubblici ne forniscono uno ai bisognosi. Bubbole, come ebbi a sperimentare in un’altra blasonatissima città toscana: occupato, rotto, ma lei a che tavolo è? Eppoi, salvo che si sia residenti, come si fa quando i locali chiudono? Ecco, magari se invece di lamentarsi per gli effetti indesiderati si cercasse di guardare con umile pragmatismo alle cause dell’urina sui muri, e si pensasse a reintrodurre nelle città questi presìdi di umano comfort, magari si accenderebbe la famosa candela che evita di imprecare contro il buio.
la settimana scorsa ho avuto occasione di visitare Capalbio. Absit iniuria verbis per questo gioiello, ma quel che me ne ha fatto innamorare è stato un vespasiano pubblico, essenziale e pulito che mi ha accolto prima delle porte del borgo fortificato. Credo che sia sotto gli occhi di tutti la grande assenza dell’umile eppure essenziale gabinetto pubblico in borghi e città. E non si dica che i locali pubblici ne forniscono uno ai bisognosi. Bubbole, come ebbi a sperimentare in un’altra blasonatissima città toscana: occupato, rotto, ma lei a che tavolo è? Eppoi, salvo che si sia residenti, come si fa quando i locali chiudono? Ecco, magari se invece di lamentarsi per gli effetti indesiderati si cercasse di guardare con umile pragmatismo alle cause dell’urina sui muri, e si pensasse a reintrodurre nelle città questi presìdi di umano comfort, magari si accenderebbe la famosa candela che evita di imprecare contro il buio.
Giuliano Castellan Bruxelles
Caro direttore,
osservo con compiacimento e sollievo che i lettori di “Avvenire” si occupano anche di problemi semplici e quotidiani come l’urinare (o orinare) per strada. Invero, anche in questi casi ci sono lettori un poco ossessivi, ma è un bene che tutti ogni tanto vedano la realtà. Correva l’anno 2001 quando l’11 marzo scrissi al dottor Lorenzo Mondo – che all’epoca curava la Posta con i lettori del quotidiano di Torino “La Stampa” – una lettera (strettamente attinente a quelle cui lei ha risposto l’8 e del 18 settembre scorsi), che tra altri “problemi” trattava dei “Problemi di vescica” e nella quale ricordavo che «quando avevo vent’anni correvano gli anni Sessanta: non avevamo la macchina, giravamo, e molto, la città a piedi, non avevamo soldi da spendere in consumazioni e conoscevamo a memoria la mappa cittadina dei vespasiani. Poi l’incapacità di tenerli puliti e il naso offeso dei soliti cittadini di buon pensiero, anche se di cattiva educazione, hanno portato alla soluzione di eliminare i vespasiani. Adesso installano antiigienici, orridi e per fortuna rari casotti dotati di gettoniera. E se non ho la monetina?...». Lettera troppo lunga, tant’è che Monda mi rispose con un bigliettino autografo: «Se fosse stata più contenuta, l’avrei fatta pubblicare. D’accordo, d’accordo sui vespasiani. Sulla loro perduta civiltà». Sono passati vent’anni. Oggi io ne ho 81 e l’ottimo della salute è cambiato. Ho qualche problema di “urgenza minzionale” e il 15 marzo di quest’anno ho scritto al mio medico di base: «Urgenza minzionale: per strada orino frequentemente e anche preventivamente dietro una siepe o un cartellone o in una via traversa o tra due macchine parcheggiate». È la vita, bellezza! Per la cronaca, in seguito la situazione è migliorata. Le ho scritto e riportato tutto questo perché viviamo circondati da “cittadini di buon pensiero e persone per bene” che guardano tutto e non vedono oltre una spanna dal loro naso. Ma vedono il gesto di urinare e gli urinanti molto “negri” e immigrati. Ho voluto darle testimonianza che anche i soggetti “bianchi caucasici laureati cattolici (e non omologati come sono io)”, alla necessità, orinano per strada. Faccia tesoro delle mie parole e ne renda partecipi i lettori: urinare necesse est. Abbia un buon proseguimento e un buon contatto con la realtà, anche terra terra.
osservo con compiacimento e sollievo che i lettori di “Avvenire” si occupano anche di problemi semplici e quotidiani come l’urinare (o orinare) per strada. Invero, anche in questi casi ci sono lettori un poco ossessivi, ma è un bene che tutti ogni tanto vedano la realtà. Correva l’anno 2001 quando l’11 marzo scrissi al dottor Lorenzo Mondo – che all’epoca curava la Posta con i lettori del quotidiano di Torino “La Stampa” – una lettera (strettamente attinente a quelle cui lei ha risposto l’8 e del 18 settembre scorsi), che tra altri “problemi” trattava dei “Problemi di vescica” e nella quale ricordavo che «quando avevo vent’anni correvano gli anni Sessanta: non avevamo la macchina, giravamo, e molto, la città a piedi, non avevamo soldi da spendere in consumazioni e conoscevamo a memoria la mappa cittadina dei vespasiani. Poi l’incapacità di tenerli puliti e il naso offeso dei soliti cittadini di buon pensiero, anche se di cattiva educazione, hanno portato alla soluzione di eliminare i vespasiani. Adesso installano antiigienici, orridi e per fortuna rari casotti dotati di gettoniera. E se non ho la monetina?...». Lettera troppo lunga, tant’è che Monda mi rispose con un bigliettino autografo: «Se fosse stata più contenuta, l’avrei fatta pubblicare. D’accordo, d’accordo sui vespasiani. Sulla loro perduta civiltà». Sono passati vent’anni. Oggi io ne ho 81 e l’ottimo della salute è cambiato. Ho qualche problema di “urgenza minzionale” e il 15 marzo di quest’anno ho scritto al mio medico di base: «Urgenza minzionale: per strada orino frequentemente e anche preventivamente dietro una siepe o un cartellone o in una via traversa o tra due macchine parcheggiate». È la vita, bellezza! Per la cronaca, in seguito la situazione è migliorata. Le ho scritto e riportato tutto questo perché viviamo circondati da “cittadini di buon pensiero e persone per bene” che guardano tutto e non vedono oltre una spanna dal loro naso. Ma vedono il gesto di urinare e gli urinanti molto “negri” e immigrati. Ho voluto darle testimonianza che anche i soggetti “bianchi caucasici laureati cattolici (e non omologati come sono io)”, alla necessità, orinano per strada. Faccia tesoro delle mie parole e ne renda partecipi i lettori: urinare necesse est. Abbia un buon proseguimento e un buon contatto con la realtà, anche terra terra.
Marco Scarpa Torino
Siamo partiti da discorsi e pregiudizi a sfondo razzista sull’orinare per strada e arrivati alla sensata questione di ben funzionanti (e ben tenuti) gabinetti pubblici in città grandi e piccole. Ringrazio entrambi i lettori, Castellan e Scarpa, per la concretezza e l’eleganza nel trattare un tema che può scadere facilmente nella volgarità per intenzioni e descrizioni. E rassicuro il dottor Scarpa con il latino che suggella la sua lettera: homo sum, humani nihil a me alienum puto. In tutto ciò che è umano, e che mai sento estraneo e inguardabile e indicibile, trovo contatto con la realtà da vivere e ogni volta che è necessario, da cambiare. E questo vale per le cose eccelse e per quelle apparentemente minime, addirittura terra terra. Il cerchio di questo singolare ciclo di lettere settembrine per me si chiude qui. Ma visto che siamo in procinto di votare sindaci e Consigli comunali, consiglierei ai candidati di ogni colore di prendere debita nota.
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