E due meno diedero un più
di Marco Tarquinio
Lo sapevamo già, sin dal momento dell’incarico e della dettatura di uno stringente programma di emergenza da parte del Capo dello Stato, che il 'volto' del terzo governo della XVIII legislatura ...

Lo sapevamo già, sin dal momento dell’incarico e della dettatura di uno stringente programma di emergenza da parte del Capo dello Stato, che il 'volto' del terzo governo della XVIII legislatura sarebbe stato quello di Mario Draghi e il 'profilo' quello voluto dal presidente Sergio Mattarella. Ma il prestigio tecnico-politico del premier in pectore e la saggia riduzione dell’agenda a un assolutamente impegnativo 'essenziale' – pandemia sanitaria e pandemia sociale, ripresa economica nel segno della transizione ecologica e digitale – ha provocato un repentino e persino vertiginoso cambio di scena e di toni nell’intossicato teatro della politica italiana e ha spinto alla rottamazione di slogan corrosivi e taglienti reciproche pregiudiziali.
Un ritorno al senso (costituzionale e civile) del limite. E già questo è un incredibile progresso, che dopo la stagione de 'pieni poteri' invocati o evocati gli uni contro gli altri potrebbe favorire – è una lancinante urgenza democratica – un’evoluzione finalmente positiva del legittimo e necessario confronto tra proposte politiche anche seriamente alternative.
È nato, così, il governo giallo-rosso-verdeazzurro. E neanche il più ottimista degli analisti all’inizio di questa storia avrebbe firmato la previsione di un grande abbraccio finale in nome del prioritario interesse nazionale ed europeo. Grillo e Berlusconi, Salvini e Speranza, Renzi e Zingaretti sono ora per interposto SuperMario – e per drammatico e motivatissimo ultimatum del Quirinale – protagonisti di una grande coalizione parlamentare e partecipano a uno stesso 'governo di servizio' che ha un altissimo profilo tecnico, ma anche un imponente peso politico. E l’unica opposizione annunciata e deliberata, quella della destra meloniana cui si aggiungeranno gruppetti di ex pentastellati, si rende conto di non poter andare, per adesso, oltre un’irritata ma cauta astensione.
Nessuno dei leader alleati, a parte Speranza, siederà attorno al tavolo di Palazzo Chigi, ma tutti saranno rappresentati in modo impegnativo da veri big dei rispettivi gruppi. C’è da essere all’altezza della capacità dei grandi e stimati tecnici, donne e uomini, convocati da Draghi: da Cartabia a Franco, da Giovannini a Cingolani, da Colao a Messa, da Bianchi alla meritatamente confermata Lamorgese.
Questa strana maggioranza e questo 'governone' nascono dal fallimento di una maggioranza giallo-rossa dilaniata e di un’opposizione di centro-destra paralizzata. C’è chi canta vittoria e chi si lecca le ferite.
Speriamo che a vincere sia il Paese, che non può sprecare risorse e perdere l’appuntamento col futuro. E intanto registriamo con sollievo che l’esito della crisi è il migliore possibile nella situazione data. Due meno, la ex maggioranza e il grosso della ex opposizione, hanno dato un più. Buon lavoro, c’è tanto da fare.
È nato, così, il governo giallo-rosso-verdeazzurro. E neanche il più ottimista degli analisti all’inizio di questa storia avrebbe firmato la previsione di un grande abbraccio finale in nome del prioritario interesse nazionale ed europeo. Grillo e Berlusconi, Salvini e Speranza, Renzi e Zingaretti sono ora per interposto SuperMario – e per drammatico e motivatissimo ultimatum del Quirinale – protagonisti di una grande coalizione parlamentare e partecipano a uno stesso 'governo di servizio' che ha un altissimo profilo tecnico, ma anche un imponente peso politico. E l’unica opposizione annunciata e deliberata, quella della destra meloniana cui si aggiungeranno gruppetti di ex pentastellati, si rende conto di non poter andare, per adesso, oltre un’irritata ma cauta astensione.
Nessuno dei leader alleati, a parte Speranza, siederà attorno al tavolo di Palazzo Chigi, ma tutti saranno rappresentati in modo impegnativo da veri big dei rispettivi gruppi. C’è da essere all’altezza della capacità dei grandi e stimati tecnici, donne e uomini, convocati da Draghi: da Cartabia a Franco, da Giovannini a Cingolani, da Colao a Messa, da Bianchi alla meritatamente confermata Lamorgese.
Questa strana maggioranza e questo 'governone' nascono dal fallimento di una maggioranza giallo-rossa dilaniata e di un’opposizione di centro-destra paralizzata. C’è chi canta vittoria e chi si lecca le ferite.
Speriamo che a vincere sia il Paese, che non può sprecare risorse e perdere l’appuntamento col futuro. E intanto registriamo con sollievo che l’esito della crisi è il migliore possibile nella situazione data. Due meno, la ex maggioranza e il grosso della ex opposizione, hanno dato un più. Buon lavoro, c’è tanto da fare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA






