martedì 3 luglio 2018
Il 25 luglio l’Humanae vitae, l’enciclica di Paolo Vi dedicata all’amore coniugale, compie mezzo secolo. Ecco in dieci punti lo stato della questione
Humanae vitae, 50 anni dopo: dieci punti per capire
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Il 25 luglio l’Humanae vitae, l’enciclica di Paolo Vi dedicata all’amore coniugale, compie mezzo secolo. Il solo fatto di parlarne, di interrogarsi, di chiedersi cosa rimane oggi di quelle indicazioni nella prassi concreta delle coppie cristiane, è stato interpretato come volontà occulta di cancellare le parole di Montini e di sovvertirne l’insegnamento. Qualcuno è arrivato a propagandare un complotto ordito dal Vaticano stesso. Naturalmente non è così. Ecco in dieci punti lo stato della questione.

1 - Non c’è nessun ridimensionamento in atto nei confronti dell’Humanae vitae, nessun complotto, nessun tentativo di cancellare il nucleo fondante dell’enciclica di Paolo VI che, richiamando il rapporto inscindibile tra amore coniugale e fecondità, ripropone una dottrina che appartiene da sempre al pensiero della Chiesa.

2 - Sbagliato però pensare alle indicazioni normative dell’enciclica (“metodi naturali”) come "verità di fede". Lo stesso Paolo VI non volle la dichiarazione di infallibilità. E nei dieci anni successivi alla pubblicazione dell’enciclica, cioè fino alla sua morte, pur riprendendo in alcune occasioni i temi di Humanae vitae, non fece più alcun cenno ai “metodi naturali”.

3 - Anche Giovanni Paolo II, che pure difese, promosse e approfondì il significato di Humanae vitae nelle sue catechesi, si guardò bene dal dichiararne l’infallibilità lungo tutto il suo lungo pontificato.

4 - Stupirsi per le posizioni dell’allora vescovo di Vittorio Veneto, Albino Luciani (che prima della pubblicazione di Humanae vitae preparò un dossier su indicazione della Conferenza episcopale del Triveneto non escludeva la possibilità della contraccezione) vuol dire ignorare la storia della Chiesa. C’erano 40 Conferenze episcopali (la stragrande maggioranza dell’episcopato mondiale) che la pensavano più o meno come lui (pur con approcci diversificati).

5 – Perché l’atteggiamento predominante era “aperturista”? Perché c’era stato un Concilio ecumenico, concluso da pochissimi anni, da cui erano venute indicazioni per privilegiare, sul tema specifico, la coscienza dei coniugi, non l’intangibilità della norma (Gaudium et spes).

6 - Ora, 50 anni dopo, la Chiesa, attraverso due Sinodi e due consultazioni mondiali, è arrivata a proporre su questi temi un altro documento (Amoris laetitia) che, lungi dal cancellare Humanae vitae – anzi riprendendone il nucleo fondante – ne sviluppa le indicazioni. Ma sul piano pastorale, come ha sempre ribadito papa Francesco, non su quello dottrinale. Sviluppare una dottrina non significa cancellarla. Significa adeguare le risposte ai tempi che si stanno vivendo. Saggezza che la Chiesa ha sempre esercitato.

7 - In una prospettiva pastorale, non si può evitare di chiedersi come mai le indicazioni di Humanae vitae siano state fin da subito così disattese. E sarebbe scelta ingiustificabile, proprio sotto il profilo della carità cristiana, pensare che sia opportuno non interrogarsi sul tema per la pretesa di lasciare tutto invariato.

8 - E come rinunciare a riproporre la questione oggi che la stragrande maggioranza delle coppie praticanti (90- 95%) per motivi fisiologici, patologici. materiali, ambientali o anche culturali non fanno più ricorso ai “metodi naturali”?

9 - Ecco perché, se è sbagliato pensare di risolvere il problema proponendo semplicemente il superamento delle indicazioni di “Humanae vitae”, lo è altrettanto la pretesa di chiudere la strada a qualsiasi sviluppo della dottrina. Nessuno, tra coloro che hanno il coraggio di porre la questione, è un sostenitore ad oltranza della contraccezione chimica, di cui si conoscono le pesanti controindicazioni. Ma questo non significa evitare di parlarne e di interrogarsi.

10 - La riflessione è urgente anche perché le risposte ai questionari del doppio Sinodo sulla famiglia (2014-2015) raccontano come, per la maggior parte delle coppie, il problema contraccezione abbia sempre meno rilevanza etica. Non lo si discute neppure più, dal punto di vista morale lo si ignora. Ecco perché noi, invece, non lo possiamo ignorare. E il 50esimo di Humanae vitae è un’occasione prezioso per farlo.

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