mercoledì 8 novembre 2023
Parere positivo «se non si crea scandalo tra i fedeli». Nulla osta anche all’essere testimoni a un matrimonio. Sì al Battesimo dei bambini delle coppie omosessuali anche se nati dall’utero in affitto
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Quando parliamo di cristiani transessuali, il sostantivo vale di più dell’aggettivo. Anche un transessuale va considerato un credente con pari diritti e pari dignità di qualsiasi altro battezzato. Tutto scontato, sembrerebbe.

Ma il fatto che in una Nota preparata dal Dicastero per la dottrina della fede, controfirmata da papa Francesco, si dica senza imbarazzi e senza falsi pudori che un transessuale non solo può essere battezzato, ma può essere padrino o madrina di Battesimo e anche testimone di un matrimonio, rappresenta una scelta che va considerata insieme di grande realismo e di profonda umanità. Queste persone esistono, anche nella Chiesa, e come dice papa Francesco in Amoris laetita, «ogni persona indipendentemente dal proprio orientamento sessuale va accolta con rispetto». Allo stesso modo, si dice sempre nella Nota, anche due persone omoaffettive possono essere considerate genitori di un bambino che dev’essere battezzato, anche se è stato adottato o nato con «metodi come l’utero in affitto». Non solo, una persona omoaffettiva e che convive può essere, a certe condizioni, padrino di un battezzato e testimone di un matrimonio.

Può sembrare un terremoto questa decisione del Dicastero guidato dal cardinale Victor Manuel Fernandez, ma non c’è alcuna rivoluzione dottrinale. Le condizioni richieste, a proposito dello stile di vita e della coerenza nella fede, rimangono le stesse per tutti i battezzati. La Nota è arrivata in risposta ad alcune domande poste da José Negri, vescovo di Santo Amaro in Brasile, «contenente alcune domande riguardo alla possibile partecipazione ai sacramenti del Battesimo e del matrimonio da parte di persone transessuali e di persone omoaffettive» e, come viene sottolineato, riprende quanto già detto in precedenza dallo stesso Dicastero. Il Battesimo per esempio, può essere impartito anche a una persona transessuale alle medesime condizioni degli altri fedeli, anche se «si fosse anche sottoposto a trattamento ormonale e ad intervento chirurgico di riattribuzione di sesso», dopo una valutazione attenta delle «condizioni morali oggettive» e quando , «non vi sono situazioni in cui c’è il rischio di generare pubblico scandalo o disorientamento nei fedeli».

Stesse cautele per la possibilità di scegliere una transessuale o una persona omosessuale come padrino di Battesimo. Nessun divieto preventivo, ma «la prudenza pastorale esige che esso non venga consentito qualora si verificasse pericolo di scandalo, di indebite legittimazioni o di un disorientamento in ambito educativo della comunità ecclesiale». Insomma, non conta l’orientamento sessuale, ma il proposito di vivere la propria fede con e condurre una vita conforme al Vangelo. E vale per tutti.

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